mercoledì 24 settembre 2008
Raiott Air
Ora d'aria, di M. Travaglio
l'Unità, 23 settembre 2008
Ancora non sappiamo come andrà a finire la telenovela Alitalia, ma già sappiamo che c’è un nuovo aspirante socio della Cai (abbreviazione di Cainano): Gianni Riotta, direttore del Tg1. Il quale ha preso molto a cuore le sorti dei 18 patrioti che, su richiesta di Al Tappone e al seguito di Colaninno, han deciso di sacrificarsi per salvare la compagnia di bandiera pagandola 300 milioni, tanto quanto l’avrebbe pagata quattro mesi fa AirFrance. Con la piccola differenza che AirFrance rilevava anche i debiti (da 1 a 3 miliardi) e i dipendenti (salvo 2.100 esuberi), mentre i capitani coraggiosi i debiti li accollano a noi, con l’aggiunta di quelli di Airone (un altro miliardo) e di 7-8 mila esuberi.
Ma dicevamo di Johnny Raiotta e della sua improvvisa vocazione di assistente di volo. Giovedì scorso il suo Tg1 se l’era presa con le due-tre hostess Alitalia colpevoli di aver esultato alla notizia (meravigliosa, infatti ora finalmente il commissario Fantozzi ripristina il libero mercato e apre un’asta pubblica) della ritirata dei furbetti. Tipe “bizzarre”, disse il cosiddetto tg del presunto servizio pubblico, “ballano sul Titanic che affonda”. Non contento dell’imbarazzante marchetta al governo, domenica sera il partigiano Johnny ha concesso il bis mandando avanti il copilota David Sassoli affiancato da due gentili signore: il comandante di Alitalia Antonella Celletti (forse parente di Otello Celletti, il mitico vigile di Alberto Sordi) e il primo ufficiale Valentina Leone. Siccome il personale di volo è spaccato tra una stragrande maggioranza contraria all’offerta Cai e un’esigua minoranza favorevole, c’era da attendersi che la Celletti rappresentasse la prima posizione e la Leone la seconda. E’ o non è il mitico “contraddittorio” la regola aurea della Rai? Macchè. Entrambe le signore contestavano il No dei loro sindacati autonomi (maggioritari) e li invitavano accoratamente a firmare l’accordo tanto caro al governo. Due su due, en plein.
Sassoli: “Comandante Celletti, in una lettera al Sole 24 ore stamattina lei ha scritto che è sbagliato rifiutare il piano della Cai e ha invitato i suoi colleghi a uscire allo scoperto. Cosa vuol dire?”. Celletti: “Io sono rimasta indignata di quanto è accaduto, prima di tutto perché è stato un rifiuto molto affrettato, senza avere consultato la base, senza avere un largo consenso, e mi sono arrabbiata nel vedere che poche persone possono mandare all’aria il destino di molte famiglie e di altri dipendenti che non la pensano in questo modo”. Sassoli: “Valentina Leone, anche lei teme ora il fallimento?”. Leone: “Beh, siamo molto molto preoccupati, perché in questo momento non siamo in presenza di nessuna alternativa, e rinunciando al piano Cai abbiamo rinunciato agli ammortizzatori sociali per più di mille piloti che difficilmente troveranno lavoro sul mercato”. Sassoli: “Comandante, lei scrive di essere stata male quando ha visto un gruppo di dipendenti Alitalia gioire alla caduta della proposta della Cai”. Per quale motivo?”. Celletti: “Sì sono rimasta molto delusa, perché io ero in trepidazione quel giorno, e speravo vivamente che venisse fuori una bella notizia. A questa notizia negativa sono rimasta veramente molto male, non avevo ancora visto l’esultazione (sic, ndr) purtroppo dei miei colleghi. E non era assolutamente il caso di esultare, li ho guardati e ho detto ‘perdona loro che non sanno quello che fanno’. Purtroppo forse lì per lì non si rendevano conto”. Sassoli: “Comandante, la ringrazio per essere stata con noi, grazie anche a Valentina Leone”.
Ma che bel quadretto, che bel presepe. Al Tappone avrà avuto a sua volta un’esultazione (tantopiù che ieri sera al Tg1 c’era Stefano Folli che invocava un bell’inciucio Pd-Pdl). E poi, si spera, non avrà mancato di congratularsi con Johnny per tanta solerzia filogovernativa. Peccato che il Tg1 non avesse mostrato altrettanto trasporto quando il governo Prodi trovò (previa offerta pubblica) l’Air France come compratore: anche allora il sindacato piloti, alleato per l’occasione col Cainano e con la Cisl dell’apposito Bonanni, fece saltare la trattativa. Si poteva invitare anche allora in studio lady Celletti & compagna per mettere in riga i sindacati. Ma Johnny Raiotta, all’epoca, era molto distratto. O aveva fiutato come sarebbero andate le elezioni. Ora però merita la giusta ricompensa: una tessera della Cai, ad honorem. Se poi la Cai dovesse sciogliersi, una lambretta Piaggio potrebbe farlo felice.
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