mercoledì 17 settembre 2008

Razzisti no, però...

di Giovanni Maria Bellu - l'Unità.it

È noto che l’incipit di buona parte dei discorsi razzisti è «Io non sono razzista però…». La locuzione appartiene al linguaggio quotidiano. È la premessa a tanti ragionamenti sull’indole degli zingari, sull’eccessiva presenza di ambulanti senegalesi nelle spiagge, sulle difficoltà di pronuncia delle colf filippine. Lamentazioni variamente xenofobe. Ma in questi giorni, per la prima volta, è stata estesa all’omicidio volontario.

In effetti è possibile che una frase venga pronunciata senza aver presente il contesto in cui viene udita. Esistono poi le coincidenze.

Può succedere, in effetti, che qualcuno gridi «Che dio ti fulmini!» e che, proprio in quell’istante, un fulmine incenerisca il suo interlocutore. In un caso del genere sarebbe un azzardo attribuire poteri soprannaturali all’autore della maledizione. Dunque può succedere che qualcuno gridi "negro di merda" e che poi, spinto da un impulso autonomo, comunque estraneo a sentimenti razzisti o xenofobi (per esempio animato dal desiderio di riprodurre un movimento del baseball) impugni una spranga e la dia in testa proprio a un "negro" ammazzandolo.

D’altra parte, la possibilità che un proposito manifestato verbalmente sia disgiunto dall’azione costituisce il fondamento teorico del «non razzismo però» e anche del linguaggio politico nazionale. Se così non fosse, in qualche procura della Repubblica sarebbe in corso un procedimento penale nei confronti di Umberto Bossi per costituzione di banda armata («Abbiamo trecentomila martire pronti a battersi, i fucili sono sempre caldi», 29 aprile 2008). In definitiva, se un ministro può minacciare la guerra civile volendo invece riformare il paese, un venditore di panini può massacrare un ragazzo di colore volendo invece compiere un atto di giustizia e forse anche di umana solidarietà.

La mancata contestazione dell’aggravante dell’odio razziale a Fausto e Daniele Cristofoli è un atto coerente all’evoluzione del linguaggio e anche del costume nazionale. C’è da augurarsi che venga presto cancellata dall’ordinamento assieme ad altri reati superati quali la diffamazione e l’ingiuria, in attesa della cancellazione di ciò che è all’origine di tutti questi problemi e delle strumentalizzazioni messe in atto anche in questa occasione dalla sinistra: il vocabolario della lingua italiana.

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