mercoledì 30 aprile 2008

La disfatta


Dopo la scandalosa vittoria (per il distacco dato all'avversario) di Alemanno alle elezioni per il Sindaco di Roma, sarebbe "buona creanza" che i dirigenti del Pd facessero fagotto e tornassero a casa.
Magari non tutti in blocco, ma certamente quelle salme di Rutelli, Fassino, D'Alema e comapgnucci che hanno decretato l'ennesimo tonfo di questa sinistra. Queste sono le facce vecchie, i soliti noti, che la gente si è stancata di vedere.
Buona parte del merito va certamente attribuita al bombardamento a tappeto che hanno fatto le tv (tutte) sul tema tanto caro ad Alemanno, la sicurezza, questa sconosciuta, nemmeno vivessimo nelle favelas. Ma siamo giusti, non hanno fatto tutto loro, da destra. Come al solito dal lato opposto sono riusciti ad auto-colpirsi ed affondarsi.
Poi ci si chiede perchè una buona fetta dell'elettorato che un tempo aveva decretato la vittoria del centro-sinistra stavolta non sia andata a votare.
Sono sempre loro, la casta autoreferenziale. Veltroni aveva iniziato a fare un buon lavoro di "ripulisti", bene che prosegua. Via questi genietti della politica e dentro persone più fresche, con la voglia di fare una vera opposizione.
Non è tollerabile vedere che il nuovo Sindaco della capitale venga accolto con ovazioni e saluto romano da una folla modello stadio. Sono cose abominevoli da vedere (e meno male che Repubblica riporta le foto perchè per esempio da quelle del Corsera si vede solo gente normalmente in festa), e lo sono ancora di più a cinque giorni dal 25 Aprile. La data della Liberazione da queste aberrazioni.

Bhe, grazie a tutti, adesso i fascistelli son tornati. Col minimo sforzo.

***

Farla finita con la Realpolitick - P.F. D'Arcais 29/04/2008

Il nostro torto è di non credere alle nostre analisi. Quando Nanni gridò a piazza Navona oltre sei anni fa che “con questi dirigenti non vinceremo mai più”, in tanti trovammo che quel grido di indignazione e rabbia era la migliore sintesi di anni di riflessioni, e che la rabbia poteva diventare azione, e quindi speranza. Pochi giorni dopo, infatti, realizzammo il Palavobis, a cui stavamo già lavorando, e pochi mesi dopo il milione e più di auto-organizzati a piazza san Giovanni.

Ma a quel punto cominciammo a non prendere più sul serio le nostre analisi, a sostituirle con le illusioni. Le solite illusioni: che quei dirigenti sarebbero cambiati (nel duplice senso: di imparare loro stessi, o di rinnovare parzialmente i gruppi dirigenti dall’interno).
Illusioni o meno, abbiamo fatto fino in fondo, e anzi oltre, il nostro dovere secondo la “disciplina repubblicana”, votando chi non ci convinceva affatto (o peggio) pur di evitare la vittoria del peronismo-videocratico-clerico-fascista. Non è servito a nulla. Le colpe, le ignominie, le dissipazioni, le mediocrità, accumulate e stratificate negli anni dalla nomenklatura variegata del centro-sinistra, sono state più forti di ogni generosità e di ogni impegno: masse di cittadini democratici hanno detto chiaramente, con il loro non-voto, che non sono più disponibili per un “meno peggio” che evidentemente sentono sempre meno distinguibile dal peggio-peggio berlusconiano, leghista e post-fascista.
A questo punto, e dentro una catastrofe che abbiamo fatto di tutto per evitare e di cui solo le nomenklature del centro sinistra (tutte, vecchie e nuove) portano l’intera responsabilità, è lo stesso realismo che impone di farla finita con ogni Realpolitik. L’unica strada che ancora non è stata percorsa è quella della coerenza intransigente e radicale con i valori che si dichiarano. E’ l’unica, perciò, che abbia senso percorrere.
Lungo tale strada il primo equivoco da spazzar via è che ci fossero due sinistre. Ve ne era ed è una sola: PARTITOCRATICA, anche se poi variegata in apparenze più o meno moderate o radicali. Ma i Bertinotti e i D’Alema non sono né moderati né radicali: sono autoreferenziali, sono CASTA.
Ora ci aspettano anni in cui sarà necessario fare politica direttamente, auto-organizzandosi, in mille club, tematici, territoriali, telematici, senza la pretesa di una “linea generale” onnicomprensiva da condividere, ma anche senza più l’illusione che il momento elettorale possa esser delegato alla casta medesima.
Cominciamo subito, perciò, a proporre esperienze di azione politica nuova, a praticarle, a raccontarle, in coerenza con i valori del Palavobis e di san Giovanni. Senza la pretesa di “coordinarle”, ma di comunicarle e moltiplicarle. Del resto, la "democrazia presa sul serio" ha almeno un suo rappresentante in Parlamento: Pancho Pardi.
Non perdiamoci di vista e non limitiamoci alla geremiade. Il sito di MicroMega cercherà di servire anche a questo.

martedì 29 aprile 2008

Ministri per giustizia "ad personam"


Ci eravamo quasi abituati all'idea di avere, come ministro della Giustizia, Elio Vito. Non era neanche male, il piccolo motorino berlusconiano che interrompe tutti e non lascia parlare nessuno. Soprattutto se si pensa alla nobile tradizione dei Guardasigilli di centrodestra: da Alfredo Mezzolitro Biondi,che firmò un decreto per vietare l'arresto del fratello del premier, all'ingegner Roberto Castelli, esperto in abbattimento di rumori autostradali, sposatosi con rito celtico davanti al druido inneggiando a Odino e sorseggiando sidro. Al loro confronto, persino un Vito sarebbe apparso accettabile. Anche perché, qualunque cosa faccia, non gli può essere imputata. Infatti non vive di vita propria. È un replicante, un berlusclone che ogni mattina viene programmato con uno speciale microchip, caricato con due giri di chiave dietro la schiena e mandato in giro a sparecchiare il Verbo del suo spirito guida. Siccome, chiunque sieda in Via Arenula, a comandare sono Previti e Dell’Utri, Vito pareva l'ideale: l'Elio, fra i gas conosciuti in natura, è il più leggero dopo l'idrogeno: incolore, inodore, chimicamente inerte. L'uomo giusto al posto giusto per la Giustizia. Ma ieri la sua candidatura è mestamente tramontata. Pare che Vito fosse dotato di una personalità ancora troppo robusta, per le esigenze del padrone: la nuova favorita è tale Mariastella Gelmini, la cui vacuità nei dibattiti tv è addirittura superiore a quella di un Frattini. Se dovessero scartare anche lei, sarebbe giocoforza ripiegare su un lombrico, su una muffa o su un lichene. Perché l'indispensabile requisito del Guardasigilli ideale del Cainano, come pure del ministro delle Comunicazioni, è l'assenza totale di spina dorsale e possibilmente di cervello. Il che spiega il fenomeno Gasparri (purtroppo già impegnato, stavolta, come capogruppo al Senato). Ingenuamente, qualche retroscenista aveva ipotizzato per la Giustizia l'avvocata Giulia Bongiorno o l'ex magistrato Alfredo Mantovano. Ma non conoscono il Cainano, che per quel dicastero necessita di uomini pronti, e soprattutto proni, a tutto. Ogniqualvolta salta fuori un suo reato, il ministro glielo deve depenalizzare. Appena si apre un processo suo carico, il ministro glielo deve bloccare. Se poi uno della banda o della famiglia rischia la galera, il ministro glielo deve liberare. Figurarsi se può fidarsi di un'avvocatessa quarantenne in carriera, per giunta dello studio Coppi, che non ha mai chiesto l'arresto dei giudici e ha difeso Andreotti nel processo anziché dal processo. O, peggio ancora, di uno come Mantovano che, non contento di aver fatto il giudice, gli ha pure condannato l'amico Pino Leccisi. Non se ne parla. O un clone o niente. Così alla fine potrebbe tornare il buon Castelli, che già diede buona prova l'altra volta. Esordì con un'intervista memorabile. Domanda: «Lei cosa sa di Giustizia?». Risposta: «Assolutamente nulla». Infatti, illustrando il suo programma al Parlamento, annunciò la riforma del giudice unico e la competenza penale del giudice di pace, ignaro del fatto che le due riforme erano state appena varate dall'Ulivo. Poi osservò che, siccome la Giustizia non funziona, è inutile investirvi risorse. Proseguì avallando senza batter ciglio tutte le leggi vergogna possibili e immaginabili a maggior gloria e impunità del premier e dei suoi cari. Tentò persino di trasferire su due piedi al Tribunale di sorveglianza il giudice Guido Brambilla, che aveva il torto di processare Berlusconi e Previti. Bloccò la nomina di tre magistrati (che avevano vinto un regolare concorso) all'Olaf, Organismo europeo antifrodi; schierò l'Italia contro il mandato di cattura europeo, pretendendo che ne venissero esclusi i reati di corruzione, frode, riciclaggio e altri crimini finanziari (tutti contestati al Cavaliere); cacciò Gian Carlo Caselli da Eurojust per sostituirlo con un amico di Previti; licenziò i giudici del suo ufficio legislativo che avevano osato esprimere parere negativo sulla controriforma delle rogatorie; bloccò le rogatorie del pool di Milano negli Usa per l'inchiesta su Mediaset; sguinzagliò ispezioni nelle Procure più impegnate; varò la demenziale controriforma dell'ordinamento giudiziario e, quando Ciampi gliela bocciò per quattro profili di incostituziona­lità, commentò giulivo: «Poteva andare peggio». In effetti, Ciampi poteva scendere dal Colle e dargli pure due sberle. Ecco: il Cainano, per la Giustizia, sta cercando un altro come lui. E, visto il personale politico del Popolo della libertà provvisoria, non è escluso che lo trovi.
Ora d'aria M.Travaglio(25 aprile 2008)

lunedì 28 aprile 2008

Il naufragio

La netta sconfitta di Francesco Rutelli contro Gianni Alemanno nella corsa per la poltrona di sindaco di Roma è quanto di più positivo potesse accadere al centro-sinistra. Arrivati a questo punto nessuno potrà più mettere in discussione la necessità di un totale rinnovamento delle classi dirigenti del Pd. Rutelli infatti non ha perso perché Alemanno era un candidato migliore di lui, o perché nel paese soffia ormai un vento di destra. La vittoria alle provinciali della Capitale di Nicola Zingaretti (ex Ds ora Pd), dimostra che il problema di Rutelli era quello di essere Rutelli.

La sua faccia, come quella di buona parte dei leader del Partito Democratico, non è più spendibile. E non lo è da un pezzo. La speranza è che Walter Veltroni, uscito debolissimo dalle consultazioni elettorali, se ne renda finalmente conto. I primi segnali fanno però temere il peggio. Veltroni è favorevole alla nomina come capigruppo di camera e senato del Pd di Antonello Soro e Anna Finocchiaro. Cioè di due "vecchi" perdenti, la seconda dei quali, oltretutto, è riuscita a raccogliere nelle regionali siciliane più di 15 punti in meno rispetto a quanto avesse fatto, solo tre anni fa, Rita Borsellino. C'è da augurarsi che la debacle romana, spinga ora a rimescolare le carte. I capigruppo sono il biglietto da visita con cui ogni sera, nei tg delle 20, i partiti si presentano ai cittadini. I programmi e le proposte contano, è vero. Ma le idee (che in questo caso sono tutt'altro che entusiasmanti) camminano sulle gambe degli uomini (e delle donne).

Non per nulla ormai sei anni fa Nanni Moretti diceva: «Con questi dirigenti non vinceremo mai». E oggi, visto che anche le elezioni del 2006 erano state solo pareggiate, credo che in pochi si sentano di dargli torto. Il responso degli elettori è stato chiarissimo: per ricominciare il centrosinistra deve solo prenderne atto. Peter Gomez 28/04/'08

sabato 26 aprile 2008

Le motivazioni del V2-Day



Voglio provare a spiegarvi, a mente lucida, quelle che erano le motivazioni del V2-Day di B.Grillo, premettendo che non ho trovato nulla di male nel fare questa manifestazione il 25 Aprile (e la ragione penso la capirete leggendo tutto il post), anzi è proprio grazie alla libertà che ci hanno regalato nel '45 se possiamo riunirci pacificamente nelle piazze per firmare per un referendum democratico.
Dunque le ragioni di questo V-Day erano schematizzandole, le seguenti:
- abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria
- abolizione dell'Ordine dei giornalisti
- abrogazione del D.Lgs.177/2005 (o legge Gasparri)

Il primo punto, l'abolizione del finanziamento ai giornali, è auspicabile se fosse creato, per legge, un tetto invalicabile per la pubblicità in televisione. Che è intasata di pubblicità oltre ogni limite (intervallata ogni tanto da qualche finto Tg).
Se ci fosse questo tetto la pubblicità andrebbe a rifinire sui giornali che invece devono prendere come risarcimento i soldi pubblici.
Il problema è che una legge del genere non la farà nessuno, perchè le Televisioni sono di Berlusconi che non vuole rinunciare nemmeno ad 1 Cent di pubblicità.

La seconda questione, l'abolizione dell'Albo dei giornalisti, non sarebbe neanche necessaria se in Italia avessimo un'ordine serio, che svolge correttamente il suo lavoro. Cioè se assumesse tra le sue fila giornalisti che rispondono a determinati e semplici requisiti: se dai notizie vere fai parte della categoria, se edulcori i fatti o cerchi di non presentarli per fare comodo al politico di turno, non sei parte della categoria.
Perchè allora l'abolizione? Perchè per esempio, non è riuscito ad espellere neanche un giornalista che faceva la spia per il Sismi: l'avevano sospeso per sei mesi, è dovuta intervenire la Procura generale di Milano per far cacciare Renato Farina, alias agente Betulla, perchè faceva la spia*. E' evidente che è un istituto che non funziona come dovrebbe.

Il terzo referendum è decisivo: l'abolizione della Gasparri e di tutte le stratificazioni delle leggi televisive precedenti è Fondamentale. Perchè il problema della tv non è che è piena di servi, ma il Sistema su cui si regge che li crea e li porta avanti, penalizzando i bravi giornalisti.
Perfino nelle tv più inimmaginabili (es. Italia 1) esistono giornalisti seri che non vengono fatti mai lavorare. Non sono servi e pertanto non lavorano. E' il sistema che manda avanti personaggi come Bruno Vespa, il quale di per se non sarebbe un problema, dandogli quattro sere a settimana di trasmissione e di fatto il monopolio dell'approfondimento sulla prima rete. Basterebbe un po' di concorrenza per eliminarlo, basterebbe il confronto con altri programmi.
La Gasparri è quella che consegna al governo e ai partiti la Rai: noi paghiamo e loro la gestiscono, non quelli che di tv ci capiscono qualcosa. Il politico dice chi deve lavorare, mentre invece dovrebbe essere il pubblico che decide chi deve lavorare e chi no, in un posto pagato dal pubblico. Il mercato decide, come nelle tv straniere tipo la BBC.
Basti pensare al caso Saccà (colui che materialmente ha cacciato Biagi dalla televisione). Saccà era il responabile del settore fiction della Rai (voleva fare una fiction su Barbarossa, dopo quelle su padre Pio, perchè la desiderava Bossi): contattato da Berlusconi che vuole piazzare delle ragazze, comincia ad adularlo senza mezzi termini (in altre parole gli lecca il culo). Questi sono i dirigenti della rete pubblica, sono li perchè hanno agganci politici.
La Rai è piena di gente brava che non lavora, però poi magari mandano in video giornalisti che raccontano che Obama, arrabbiato per il risultato delle primarie, era "scuro in volto". Se si lavora per meriti politici e non per bravura c'è una dequalificazione professionale che porta anche ad avere personaggi che dicono queste cose.
La radio della Rai ha invitato a commemorare il 25 aprile Giulio Andreotti, non vengano poi i tg a dire che il V-Day era contro la resistenza.
La Gasparri è quella che affida a Berlusconi il resto del sistema televisivo, e poi dato che è anche un politico controlla le altre due (talvolta tre) reti. Così ha il controllo di 5 su 6 (o 6 su 6) canali.
E' anche la legge che ha salvato Rete4 dalle sentenze della Corte Costituzionale e non ha permesso ad Europa 7 di trasmettere. Il quarto canale del Cavaliere è in proroga non avendo la concessione delle frequenze, ma avendo un regime transitorio che gli hanno dato sia i governi di centrodestra che di centrosinistra, e di fatto illegale, come stabilito dalla Corte europea.

Il referendum tre è quindi decisivo perchè va a colpire il Sistema intero che produce questi "elementi", e non manda a fanculo i singoli che non serve a nulla.
Quello che è importante capire è che non è durante la campagna elettorale che i partiti si servono della televisione, è ogni giorno, a ogni ora, è con gli "Amici" di Maria, è con la "Vita in diretta", è con "Uno mattina". E' la scelta degli argomenti di Paola Perego che va ad intervistare la gente sul problema della sicurezza per tirare la volata ad Alemanno in campagna elettorale. E' la scelta dei temi, nel momento in cui i temi convengono. Se i temi li scelgono i giornalisti magari sbagliano, ma di testa loro. Sanno distinguere cosa è una notizia. Per esempio sanno che ogni giorno stuprano quattro donne, ma quando serve, martellano per giorni col dramma dello stupro di una povera donna, se non ci fosse stato se lo sarebbero inventato, perchè serviva dire che Alemanno porterà ordine e sicurezza. E non dicono che se oggi in Italia non si riesce a processare e condannare gli stupratori non è perchè i giudici sono "rossi" o la sinistra è buona, ma perchè è passata un legge, la ex-Cirielli, che ha ridotto i termini di prescrizione per la violenza sessuale dai 22,5 anni a 12. Se allunghi i processi, o tagli i tempi di prescrizione, lo stupratore la fa franca. E questa legge l'han votata Fini, Alemanno, Bossi, Berlusconi, per salvare Previti e se stesso. Chi le racconta queste cose se la tv è in queste mani?
Nei prossimi cinque, drammatici anni faranno tale opera di corruzione, che usciranno solo le notizie gradite al Governo e chiuderanno tutte le altre.
Hanno già cominciato. Siamo stati sbeffeggiati da tutti i giornali del mondo perchè il nostro futuro premier ha minacciato di mitragliare una giornalista straniera, non a caso: proprio una russa! Cioè una giornalista che ha visto morire 200 sui colleghi perchè parlavano male di quel criminale di Putin, che è il migliore amico del nostro Presidente del consiglio. Putin che tutto il mondo considera un criminale (anche noi fino ad un mese fa) è tornato ad essere "l'amico Putin". I tg l'hanno presentata come una battuta. La poveretta si è messa a piangere, dopo aver visto quel gesto e la faccia di Putin, e ha capito che ha poco da vivere.
L'Alitalia fallirà a causa di questo signore che ha buttato via l'ultima chance di salvezza, AirFrance, per darla ad un "tangentaro" come Ligresti. La cordata italiana con Piersilvio non esiste, ma non c'è nessuno che lo dice. Il prestito ponte col quale noi pagheremo per altri 3 mesi il buco dell'Alitalia, viene bocciato dalla UE e il Tg5 apre su Padre Pio e non sull'Europa che ci boccia nuovamente. Hanno ricominciato ad aprire e chiudere secondo le esigenze. Un personaggio del genere, che dice che la compagnia la prende il figlio andrebbe deriso, non votato. Da noi non lo prendono in giro perchè la storia di Piersilvio non l'ha raccontata nessuno.
Bisogna fare questa battaglia capendo bene quali sono i meccanismi. Questo non è un Vaffa ai giornalisti, ma ad un sistema che ci fa conoscere i servi. Oggi infatti in tv è rimasto poco per Berlusconi da epurare (Santoro, la Gabanelli), avrà gioco facile stavolta.
Bisogna fare attenzione, la categoria dei giornalisti è ampia, ce ne sono di bravi anche nei giornali che non leggeremmo volentieri, persone come Lirio Abbate, G.A.Stella, S.Rizzo, Capacchione (il primo e l'ultima minacciati da mafia e camorra). E' importante quindi difendere l'informazione e chi cerca di farla seriamente.
Se si tolgono i partiti dalla tv ritornano i fatti. Perchè parlano soltanto delle cose di cui i politici vuole che si parli, per cui si sono persi completamente di vista il paese. Noi da 15 anni votiamo campagne elettorali truccate, perchè abbiamo un candidato, sempre lo stesso, che corre partendo cinquanta metri avanti agli altri. E il fatto che l'avversario non si accorga che l'altro sta così avanti, non lo nomini in campagna elettorale e non nomini il conflitto di interessi, vuol dire che è entrato anche lui in questo Sistema e ne è contaminato.
Alla fine chi ne paga le conseguenze siamo noi che dobbiamo subire un'informazione che dipende solo da quello che loro ci vogliono far vedere o meno.
Dobbiamo quindi continuate a cercare i giornalisti che fanno informazione su internet, sui libri, sui giornali (anche quelli che non vi piacciono). Continiuamo a informarci e a desiderare l'informazione. Proteggiamo noi stessi.



*R.Farina adesso è in Parlamento
P.s. Come forse qualcuno avrà capito il post è liberamente tratto dall'intervento di Travaglio al V2-Day

giovedì 24 aprile 2008

25 Aprile


Arriviamo alla data della Festa della Liberazione dal nazi-fascismo, dalla dittatura, dall'odio razziale, dopo svariate stagioni in cui personaggi politici, intellettuali e scrittori più o meno credibili hanno più volte ribadito la necessità e l'intento di una revisione storica su ciò che avvenne in quegl'anni.
Un tentativo per affermare che quello della Liberazione fu un moto esclusivamente "rosso", per cercare di portar sullo stesso piano chi combatteva con l'intento di dominare, di sterminare, di far prevalere la legge del più forte, con chi invece imbracciò le armi e sacrificò gli anni della giovinezza per liberarci da tutto questo, per ridarci la Libertà, quella vera, con la "L" maiuscola. E non quella parola che sempre più spesso affolla la bocca di tanti tromboni e mercenari, ma quel Concetto che porta in sé il valore del sacrificio, dell'impegno sociale, della responsabilità personale.
Sempre meno gente ci fa più caso, la memoria sta scomparendo, sommersa da una nuova cultura che insegna ad arraffare ciò che si può, fin che si può. Poco importa come. O chi si calpesta nel tentativo.
I vecchi se ne vanno e con loro il ricordo, di quelle stagioni della vita regalate a coloro che sarebbero venuti dopo, perchè potessero vivere in un mondo con altri Valori.
Quelli della Costituzione, nata proprio all'indomani di quei sacrifici, che tanta speranza portò in chi la vide nascere, e che oggi viene sempre più minata dagli stessi personaggi che vogliono riscrivere la Storia.
Personaggi come il senatore Dell'Utri Marcello, spacciato per intellettuale, ma che all'atto pratico è solo un pregiudicato pluriimputato che siede su quegli scranni che mai l'avrebbe accolto in altri tempi.
Nessuno oggi è quindi dispensato dal farsi portatore degli ideali che mossero tanti giovani ad andare a combattere nelle peggiori condizioni, ma che li riportarono vittoriosi, contro quello che a tutti gli effetti può essere definito come il Male. Oggi che quei ragazzi sono i nostri nonni, le nostre nonne o forse, purtroppo, non ci sono più, i loro racconti si fanno più flebili, ma sempre carichi di Emozione, di quella che ti segna indelebilmente e che ancora ti fa ricordare i fatti come se fossero avvenuti ieri.
Questi Eroi non ci chiedono nulla in cambio se non il piacere di poterci vedere vivere liberi di poter Scegliere ciò che desideriamo, di poter assistere all'evoluzione del nostro paese seguendo la Direzione che ci avevano tracciato.
Non ci chiederanno mai nulla in cambio, ma una parola li ha sempre accompagnati, e sempre sperano che possiamo carpirla dai loro sguardi: "Meritatelo".

***
25 Aprile, la storia non si cancella, di A.Camilleri
Un senatore, persona assai vicina al presidente Berlusconi, poco prima del voto, ha dichiarato che si sarebbe adoperato perché, nei libri di storia, almeno in quelli a uso scolastico, il «mito» del 25 aprile, cioè della Liberazione, venisse opportunamente ridimensionato.
Non è il primo e, certamente, non sarà l’ultimo a manifestare questo proposito. Che equivale, esattamente, a voler ridimensionare il Risorgimento. Il Risorgimento non è un mito, ma un fatto, come lo sono la Resistenza e la Liberazione. Gli eventi storici che portarono alla Resistenza sono così semplici da essere assolutamente incontrovertibili, non possono essere né revisionati (la Storia non è un’automobile alla quale rilasciare tagliandi di validità a scadenze stabilite) né ridimensionati. Dopo l’ignominiosa fuga del re e di Badoglio da Roma, gli italiani e le forze armate italiane furono abbandonate a se stesse e il nostro paese venne militarmente occupato dai soldati di Hitler. Allora furono in molti a ribellarsi a questa occupazione diventando partigiani, combattenti per liberare la Patria dallo straniero. Si trovarono fianco a fianco comunisti, socialisti, cattolici, liberali, uomini del partito d’azione, ufficiali dell’esercito, graduati, soldati, senza partito, reduci dai vari fronti. Fu un movimento del tutto spontaneo e popolare. Solo dopo, solo quando il fantoccio Mussolini creò la Repubblica di Salò, la guerra di Liberazione divenne anche lotta contro i repubblichini che avevano così entusiasticamente affiancato i nazisti, autori d'innumerevoli stragi contro la popolazione inerme. Non si trattò di una guerra civile, come affermano alcuni storici, e se lo fu in parte questo avvenne come conseguenza dell’intervento dei fascisti. I partigiani hanno segnato una pagina gloriosa della nostra storia. Hanno permesso che l’Italia si riscattasse dalle colpe del fascismo, prime tra tutte le leggi razziali, e riacquistasse la sua dignità di nazione. Hanno fatto sì che nascesse uno Stato democratico, hanno fatto sì che si potesse scrivere una Costituzione alla stesura della quale hanno contribuito tutti i rappresentanti delle diverse volontà popolari. Hanno fatto rinascere l’Italia. Che c’è da revisionare?


Le parole del Presidente della Repubblica
- l'Unità 24/04/2008
Il nostro terzo Risorgimento - Articolo 21

Il video - Abbasso il Duce - Arcoiris Tv (per Windows media player)
Il video - Abbasso il Duce - Arcoiris Tv (per Real player)

martedì 22 aprile 2008

Au revoir AirFrance!

Come volevasi dimostrare la compagnia aerea francese (quindi seria e perfettamente in attivo coi conti) si è definitivamente rotta le scatole della trattativa pazzesca per Alitalia. Questo colabrodo che perde 1 miliardo l'anno (da 15 anni) rimarrà in mano ai fieri beoti italiani che non l'hanno voluta cedere a chi invece poteva risanarla. Come sempre qui da noi chi da prova di saper lavorare bene non conta molto, quindi si è preferito fare i nazionalisti da quattro soldi. Risultato: Air France se ne va, belli. Il carrozzone gestitevelo voi, noi abbiamo perso anche troppo tempo dietro a proposte, ripensamenti e idee bislacche di personaggi aberranti.
Questo ennesimo traguardo di lungimiranza lo abbiamo ottenuto al solito grazie a lui: Berluscaz, che quando c'è da far danno non si tira mai indietro. Il Puffone ci si è giocato sopra un pezzo di campagna elettorale (con il botta e risposta Malpensa-Fiumicino) facendosi portatore della bandiera dell'italianità, inventandosi cordate inesistenti con acclusi famigli e amici, fino a buttare l'ultima balla nel mucchio, quella dei concorrenti immaginari, cioè l'Aeroflot russa.
Senza nulla togliere alla responsabilità dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno gestito dal canto loro la faccenda come peggio non potevano, ostacolando l'unico partner internazionale che aveva avuto il coraggio di tirare Alitalia fuori dalla buca melmosa in cui sta affondando.
Con questa situazione Alitalia è spacciata, con soldi per tirare avanti neanche un mese.
Ma cosa succede? Sotto pressante richiesta del neo-imperatore Berluscaz, il Governo concede un prestito salva-il-culo di € 300 milioni, in attesa di eventuali, fantomatici (e praticamente inesistenti) compratori. Soldi fino alla fine dell'anno. Un prestito da restituire a breve (31/12/2008 è la scadenza), tratto dai fondi del ministero dello Sviluppo economico. Insomma altri soldi nostri.
Ma quanto dovremo tenercelo in casa questo cadavere marcescente?? Al solito probabilmente finchè l'Ue non ci bacchetterà di nuovo (magari sospettando si tratti di aiuti di Stato e non di un prestito di emergenza, come viene definito).
Direi che siamo ripartiti tranquillamente da dove c'eravamo lasciati nel 2006.

L'articolo di Repubblica - Alitalia, i nomi dei colpevoli - 22/04/2008
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Ora d'aria
l'Unità, 22 aprile 2008

Diversamente dalle altre volte in cui vinse le elezioni, stavolta il Cainano non dovrà cambiare granchè in Viale Mazzini. Con un moto spontaneo che previene e anticipa gli ordini ancor prima che il padrone li abbia emanati, i tg Rai, al seguito di quelli Mediaset, han cominciato a suonare la grancassa sulla cosiddetta “emergenza sicurezza” in perfetta sintonia con la campagna elettorale del camerata Alemanno per il Comune di Roma.

Per giorni e giorni, come se nel mondo non accadesse niente d’importante, hanno “aperto” con una serie impressionante di incidenti stradali. Che peraltro sono un fenomeno piuttosto datato, fin da quando fu inventata l’automobile. Da allora càpita sovente che chi attraversa la strada venga falciato da un pirata del volante. Dispiace, ma succede. Ora improvvisamente, in mancanza di meglio, gli incidenti stradali, fino a qualche mese fa confinati nelle brevi delle cronache locali, diventano la prima notizia dei tg nazionali. Per dimostrare il lassismo della sinistra e il buonismo della magistratura rossa, che anziché inseguire gli automobilisti-killer se la prendono con eroi tipo Mangano e Contrada (santo subito anche lui).

Poi, provvidenzialmente, è giunta la notizia di uno stupro a Roma. Via per un paio di giorni gli incidenti stradali e sotto con gli stupri, anch’essi frutto del lassismo di Prodi e dunque di Rutelli, nonché delle toghe rosse. Anche le violenze sessuali sono un fatto tristemente ricorrente, in tutte le metropoli del mondo. Di solito - è triste, forse cinico, ma è così - sono confinati in un articoletto a metà giornale, senza diritto di citazione nei tg, a meno che la vittima non muoia. Stavolta però diventano merce elettorale e allora tg e giornali rinunciano a decidere autonomamente la gerarchia delle notizie, affidandola ai politici. E mettono lo stupro in copertina, facendo precipitare Roma, all’improvviso, in un film di Maurizio Merli o di Dario Argento. I leghisti tuonano giustamente contro “la sinistra dell’indulto”, ma dimenticano un piccolo particolare: Alemanno l’indulto l’ha votato, esattamente come Rutelli. Quanto ai rumeni, fu il governo Berlusconi di cui Alemanno era ministro a spalancare le porte dell’Italia, senza filtri né precauzioni, alla cosiddetta “invasione romena”.

Domenica sera, esaurito il quotidiano omaggio ai nuovi padroni del vapore, il Tg1 di Johhny Raiotta ha proseguito come se il direttore fosse ancora, o di nuovo, Clemente J. Mimun: cronaca nera, cioè politica, poi cazzeggio assortito. Francesco Totti si lamenta: “Mi hanno gufato”: segue servizio sul verbo gufare, con intervista al linguista Vincenzo Salemme. Poi un reportage sui panda; uno sui campionati delle barbe in Germania; uno sulla campionessa che si fa suora (su quella che sta per sostituire la moglie di Putin, invece, silenzio di tomba: l’amico Vladimir non gradisce, infatti l’unica domanda sul suo prossimo divorzio nell’anno dedicato in Russia ai sacri valori della famiglia l’ha posta una giornalista russa, quella mitragliata per scherzo dal Cainano).

Un bell’assaggio del “servizio pubblico” che ci attende nei prossimi cinque anni. Per sapere qualcosa di quel che accade davvero in Italia dovremo, come l’altra volta, munirci di parabola e interprete e gustarci i tg stranieri. L’altro giorno (come riferisce il sito articolo21.info) quello della spagnola Tve riportava il primo incidente diplomatico scatenato dal nostro futuro premier prim’ancora di insediarsi al governo, con una frase riportata col dovuto rilievo solo dall’Unità (subito rimbrottata dall’interessato): “Zapatero avrà una certa difficoltà, troppe donne nel suo governo”. In effetti Zapatero non ha la fortuna di avere come ministri Bossi, Calderoli e Maroni. Così il Cainano ha compiuto il miracolo di mettere d’accordo la destra e la sinistra spagnole. “La risposta al vincitore delle elezioni italiane - riferiva la Tve il 16 aprile - è stata unanime, al di là del colore politico”. E giù critiche feroci dalle neoministre Bibiana Aido e Magdalena Alvarez, ma anche da Esperanza Aguirre, presidente del Comune di Madrid (Partito Popolare, centrodestra): “Questo è il secolo delle donne, e una delle cose migliori del presidente è stata la nomina di così tante donne nel governo”. Il socialista Alfonso Guerra ha sintetizzato il comune sentire iberico con una frase lapidaria: “Berlusconi è un delinquente, non c’è altro da dire su questo signore”.

Insomma l’immagine internazionale dell’Italia, oscurata da due anni di comunismo, torna finalmente a rifulgere nel mondo intero. In Spagna se ne sono già accorti. Il Tg1 seguirà. M.Travaglio


P.S. Auguri alla Senatrice Rita Levi Montalcini, che a 99 anni continua a svolgere con passione e dedizione il suo lavoro di laboratorio e in Senato.

La sua carriera è costellata di successi riconosciuti a livello mondiale, trascorrerà molti anni negli USA che diventeranno la sua seconda patria. Poi nel 1986, il premio Nobel per la medicina per la scoperta del fattore di crescita nervoso noto come NGF, filone di studi che non abbandonerà mai più.
La sua passione per la scienza va però di pari passo con l’interesse per le problematiche ambientali e sociali…

Figura cardine nel panorama italiano, viene nominata senatrice a vita nel 2001 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Per quanto sia difficile racchiudere il suo vasto curriculum all’interno di così poche righe, Rita Levi Montalcini ha rappresentato e continua a rappresentare un esempio di dedizione e tenacia tutta al femminile, iniziando a farlo in tempi in cui alle donne non era concesso così tanto spazio.

lunedì 21 aprile 2008

Dati alla mano


Potrà sembrare strano, per qualcuno, ma ci sono persone che ancora riescono a esprimersi a proposito dell'operato dei vari governi che si sono succeduti in Italia, servendosi di dati (quindi di lucidi fatti) invece che di opinioni. Cosa che al contrario riesce benissimo ai politici che tutti i maledettissimi giorni affollano qualsiasi programma televisivo (dal Tg alla "Prova del cuoco").
Per chi non l'avesse notato il meccanismo è sempre lo stesso: prima si dà la parola ad un esponete di uno schieramento, e prontamente, nel servizio successivo, quello della parte avversa replica il preciso contrario. Chi ha ragione? Chi ha torto? Non lo si saprà mai, visto che nessun giornalista (tranne rarissime eccezioni) è mai informato su ciò che chiede. Ne si sognerebbe mai di smentire un personaggio intervistato, non avesse a fare la fine dei poveri Biagi e Santoro.
Quello che quindi vi porto all'attenzione è un documento estremamente dettagliato sui risultati ottenuti dalla politica negli anni recenti. Ci troverete grafici, basati su dati, interpretati alla luce della semplice oggettività e non dei colori politici.
Si rivela quindi un'utile arma contro tutti questi figuri che parlano spesso a sproposito senza un minimo di documentazione.
Per ogni eventuale incomprensione vi rimando all'introduzione del pdf che spiega molto bene come è nata, e chi ha preso parte, a quest'opera.
Sono 48 pagine, vi consiglio di leggerle bene e di diffonderle, per fare un po' di libera informazione.
Per ritrovarlo agevolmente aggiungo il richiamo al pdf nel menù a lato.

Tengo Famiglia - Episodi I, II, III, IV e V
- Il pdf
Se volete andare al sito cliccate qui.

P.s. Siccome si avvicina il 25 aprile, voglio postarvi il link ad un bel video che ho trovato su Arcoiris Tv.
Abbasso il Duce - la memoria della resistenza a San Polo. Due giovani documentaristi, Marco Righi e Cosimo Bizzarri, danno vita ad
un racconto corale sugli anni della guerra e della resistenza a San Polo d'Enza, un piccolo paese della provincia reggiana. La percezione della guerra, la scelta del partigiano, la politica, il ruolo delle donne e l'aiuto della popolazione, ma anche le battaglie, gli amori e gli aneddoti ridicoli.

Abbasso il Duce
- Arcoiris Tv



domenica 20 aprile 2008

Chi ben comincia...


Dopo averci ricordato di essere il solito vecchio voltagabbana cambiando idea sul destino di Alitalia all'indomani del giorno delle elezioni, Berluscaz si riconferma la solita "volpe" grazie ad una delle sue uscite spontanee da simpaticone (si quelle per cui siamo diventati lo zimbello d'Europa mentre dall'America strabuzzano gli occhi) riuscendo a terrorizzare, letteralmente, una malcapitata giornalista russa che aveva posto una domanda "scomoda" all'amico Putin. La poveretta, memore del fatto che il Russia ahimè, i giornalisti oppositori delle posizioni del governo vengono uccisi, si è vista fare dall neo-presidente del Consiglio italiano il gesto del mitra e non ha potuto fare altro che mettersi a piangere per il turbamento.
C'è da giurare che di queste scene ne rivedremo a bizzeffe, ma probabilmente non ne sentiremo mai parlare come i gesti folli e ignoranti quali sono, da pare dei giornalisti servetti, ma come le semplici gaffe di quel vecchio burlone.
Che serva da monito agli ingenui che magari pensano che "magari questa volta è diverso" o i sostenitori del "forse farà qualcosa di buono". Questo è il Cavaliere, non cambierà mai, perchè le persone non cambiano, e ce ne ha dato prova nelle sue precedenti esperienze di governo. Ma evidentemente non c'è bastato.
Torna in mente il detto "non c'è peggior sordo..."

Ora d'aria - M.Travaglio 19/04/2008
Mentre i migliori analisti ed editorialisti del bigoncio continuano a spacciare
la favola del Berlusconi “trasformato”, dello “statista che vuol passare alla Storia” con la “rivoluzione liberale” senza ricadere negli “errori del passato”, lui riparte esattamente da dov’era partito nel 1994 (la rissa con Bossi per il ministero dell’Interno è un pezzo di repertorio di 14 anni fa) e da dov’era arrivato nel 2006. In attesa di trasferirsi a Napoli per risolvere da par suo l’emergenza rifiuti, ieri e l’altroieri il Cainano era in una della sue ville, la numero sette, quella in Costa Smeralda, con l’amico Putin. Per sottolineare la gravità della crisi mondiale, ma anche per evidenziare la dura posizione che assumerà il nuovo governo italiano sulle continue violazioni dei diritti umani in Russia, il futuro presidente del Consiglio si è portato dietro la compagnia del Bagaglino. Una ventina di elementi aviotrasportati dal Salone Margherita a Villa Certosa, fra cabarettisti e ballerine, hanno intrattenuto i due statisti – provvidenzialmente sprovvisti delle rispettive consorti - fino a notte fonda. Senza dimenticare una cantatina con Mariano Apicella, peraltro in fase calante. Nei ritagli di tempo, fra una gag, un balletto e un karaoke, s’è parlato anche di Alitalia, che un mese fa lo Statista voleva regalare ai figli e ad Air One (già pronto il nuovo marchio: Pier One), salvo ripiegare due giorni fa su Air France-Klm (“ne parlerò con l’amico Sarkò”) e ieri su Aeroflot. Intanto a Roma Enrico Letta perdeva tempo con lo zio Gianni a parlare della compagnia di bandiera, mentre il padrone d’Italia giocava più proficuamente con la compagnia del Bagaglino. Col consueto senso dell’opportunità, il Cainano s’è vantato con l’amico Vladimir di aver espulso dal Parlamento “anche gli ultimi comunisti”: il che, detto a un ex ufficiale del Kgb, fa sempre un certo effetto. Poi è passato al suo argomento preferito: la stampa che rema contro e demonizza. Per un giorno non ha citato l’Unità, ma l’ha almeno pensata: “Farei volentieri il cambio tra stampa russa e italiana”. Battuta felicissima, se si pensa che in Russia i giornalisti di opposizione non si limitano a licenziarli con editto bulgaro: li ammazzano proprio. Data l’età e lo scarso equilibrio di cui dà prova, sarebbe opportuno circondare il Cainano di premurose badanti in grado di sedarlo, con discrezione, quando appare un po’ su di giri e si avventura in discorsi pericolosi. Invece è attorniato da servi, per giunta sciocchi, che fanno “sì sì” con la testa a qualunque stronzata. E’ stato così anche ieri: anziché praticargli sottobanco una punturina, il suo staff l’ha incoraggiato a proseguire. E così si è consumata la tragedia. Una giornalista, ovviamente russa, ha posto una domanda vera a Putin, a proposito del suo possibile divorzio dalla moglie per coltivare la love story con una giovane e avvenente atleta. L’amico Vladimir l’ha gelata con lo sguardo. L’amico Silvio, non abituato a giornalisti che fanno domande, le ha mimato il gesto del mitra. La malcapitata, che ha negli occhi le immagini di Anna Politkowskaja e altri colleghi assassinati dopo aver parlato male di Putin, è rimasta impietrita. Poi è scoppiata in lacrime, temendo che le resti poco da vivere. A quel punto il Cainano l’ha consolata alla sua maniera: “La prossima volta invitiamo anche lei”. Praticamente le ha offerto un posto al Bagaglino. Chissà perchè la presenza di Putin riesce ogni volta a peggiorare la sua già spiccata volgarità verso il genere femminile. Il 23 aprile 2004 il quotidiano russo “Kommersant” raccontava la visita di Silvio e Vladimir alla fabbrica Merloni di Lipetsk, 400 km. da Mosca: “Berlusconi era particolarmente attivo ed era chiaro che aveva un obiettivo: non sarebbe stato contento se non fosse riuscito ad avvicinarsi a un gruppo di operaie. Poi, rivolto a Putin: ’Voglio baciare la lavoratrice più brava e più bella’. Aveva già individuato la sua vittima. Si è avvicinato a una donna grande come la Sardegna e con tutto il corpo ha fatto il gesto tipico dei teppisti negli androni bui dei cortili, quando importunano una ragazza che rincasa. Lei s’è scansata, ma il signor Berlusconi in passato deve aver fatto esperienza con donne anche più rapide di questa: con due salti ha raggiunto la ragazza e ha iniziato spudoratamente a baciarla in faccia. E ha scosso l’operaia ridendo, quasi volesse buttarla a terra. L’unica cosa che la donna ha potuto fare è stato rifiutarsi di ricambiare i baci. Putin assisteva alla scena immobile, gelido. Pare che non sopporti più i continui scherzi e giochetti pesanti dell’amico Silvio”. Stavolta, vista anche l’età, è tutto ancor più triste. Meno slancio, più Viagra. E il progressivo trasferimento della nostra diplomazia dalla Farnesina al Salone Margherita viene festosamente accolto dalla stampa italiana al seguito che, per non disturbare, ha improvvisamente smesso di ricordare chi è Putin, che cosa accade ogni giorno sotto il suo terrificante regime con omicidi politici e arresti di oppositori. Oggi, per comprendere la gravità di quel che è accaduto ieri, è consigliabile la lettura dei giornali stranieri.

sabato 19 aprile 2008

Leggi Vergogna: un po' di memoria non guasta


Visto che Berlusconi è tornato al potere è bene ricordare a tutti cosa è stato capace di fare manipolando la legge a suo piacimento, grazie a Ministri e lacchè compiacenti. E come la sinistra non appia mai saputo porre un freno a questa deriva giudiziaria. Vi posto quindi un articolo di Travaglio che ci ripropone le sue "meravigliose" leggi ad-personam oltre ad aggiungere il link nel menù laterale dove le potete ritrovare facilmente in seguito. Come nota personale ritengo che andrebbe aggioranto con l'introduzione dell'indulto di Mastella e votato alla quasi unanimità (e se passa anche le legge "bavaglio" per la stampa - divieto di pubblicare le intercettazioni o farne sapere il contenuto): non sono del CavalierNano, ma ce lo ricordano tanto.

Quelle cinque leggi da cancellare
di Marco Travaglio

Fra le tante varate nel quinquennio berlusconiano, le più devastanti sono cinque: falso in bilancio, Cirami, ex Cirielli, Pecorella e ordinamento giudiziario Castelli.
Leggi che qualcuno definisce ad personam, ma che continuano a miracolare migliaia di "personas", perlopiù colpevoli, con danni incalcolabili per la Giustizia, lo Stato, le vittime dei reati, oltre all'etica pubblica e all'immagine internazionale dell'Italia.

FALSO IN BILANCIO. La prima legge vergogna viene varata in tutta fretta tra il settembre 2001 (legge delega) e il febbraio 2002 (decreti delegati).Relatori i forzisti Giorgio La Malfa (pregiudicato) e l'on. avv. Gaetano Pecorella (difensore del premier imputato di falso in bilancio e presidente della commissione Giustizia). L'altro on. avv., Niccolò Ghedini, dà una mano. In poche settimane viene riscritto l'articolo 2621 del Codice civile sui reati societari, garantendo l'impunità a chi li commette. Per l'Economist è "una legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una repubblica delle banane". Tre le novità:
a) Il falso in bilancio, da reato "di pericolo" (per i soci, ma soprattutto per il mercato, i creditori, i fornitori, gli investitori e i concorrenti), diventa un reato "di danno" (se non lede i soci o i creditori, non è più reato: ma chi falsifica i bilanci per pagare tangenti lo fa per avvantaggiarli, i soci, conquistando illegalmente nuove fette di mercato). E le pene massime, già lievi, scendono ancora: per le società quotate, da 5 a 4 anni, e per le non quotate addirittura a 3. Niente più intercettazioni né custodia cautelare. Prescrizione ancor più rapida di prima ( da 15 a 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate).
b) Per le società non quotate il falso in bilancio sarà perseguibile solo a querela di parte (azionisti o creditori). Per le quotate, invece, anche d'ufficio. Così paradossalmente, se il reato danneggia i soci (ipotesi più grave), sarà perseguibile soltanto se qualcuno lo denuncia (il che non avviene mai); se invece non cagiona danni (ipotesi meno grave), la magistratura se ne potrà occupare sempre, anche se nessuno l'ha investita (sia pur con pene irrisorie e prescrizione fulminea). In ogni caso, fra sconti e attenuanti varie, ogni pena detentiva sarà sostituibile con una piccola multa. "Stabilire la perseguibilità del falso in bilancio a querela dell'azionista - ironizza Davigo - è come stabilire la perseguibilità del furto a querela del ladro".
c) Il falso non è più punibile se non supera certe "soglie quantitative". Chi occulta fino al 5% del risultato d'esercizio (calcolato sull'utile prima delle imposte), al 10% delle valutazioni e all'1% del patrimonio netto non rischia più nulla. Così, per dire, l'Enel potrà stornare ogni anno 191 milioni di euro, Pirelli 241, Eni 408, San Paolo-Imi 105, Fiat 79, Fininvest 41, senza render conto a nessuno.
«È la modica quantità di falso - scherza il pm Francesco Greco - per uso personale, come per la droga…».
Grazie alla riforma che porta il suo nome, Berlusconi ottiene la prescrizione nel processo per i fondi neri nel passaggio di Lentini al Milan (10 miliardi di lire versati in nero al Torino) e in quello per la maximazzetta di 23 miliardi a Craxi. In fumo anche il dibattimento per il falso bilancio consolidato Fininvest, mentre presto potrebbe fare la stessa fine anche quello sui diritti Mediaset. Quanto al processo All Iberian-2, per 1500 miliardi di lire di fondi neri accantonati all'estero, il Cavaliere viene assolto "perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato": cioè perché l'imputato lo ha, nel frattempo, depenalizzato. Anche le condanne definitive già pronunciate vengono annullate: come quella di Romiti per i fondi neri Fiat e quella patteggiata da De Benedetti per un piccolo falso in bilancio Olivetti. Altri big della finanza vengono miracolati fra i tanti, l'ex finanziere rampante Giancarlo Parretti, l'ex presidente della Popolare di Milano Piero Schlesinger, il re delle carni Luigi Cremonini. Il risultato è che da quattro anni procure e tribunali, per il falso in bilancio, non fanno che archiviare le denunce per prescrizione ancor prima di chiudere indagini e processi. L'Italia è l'unico paese occidentale dove i trucchi contabili (puniti negli Usa fino a 25 anni di carcere) sono prassi comune, con le gravi conseguenze per la credibilità dell'economia italiana e per i mancati investimenti stranieri che un grande economista come Paolo Sylos Labini denunciò fino all'ultimo giorno di vita. Inascoltato.

LEGGE CIRAMI. Fallite le ricusazioni dei loro giudici nei processi Imi-Sir/Mondadori e Sme-Ariosto, nel 2002 Berlusconi e Previti chiedono di traslocare a Brescia perchè, a Milano, tutte 400 i magistrati sarebbero prevenuti. Per agevolare la rimessione dei processi, l'apposito senatore Melchiorre Cirami (Udc) presenta un ddl che reintroduce la formula vaghissima del "legittimo sospetto", che dopo un'estate di girotondi viene approvato definitivamente il 5 novembre. Ma il 29 gennaio 2003 la Cassazione stabilisce che a Milano il clima è sereno e i giudici sono imparziali: i processi a Berlusconi & C. non traslocano. Intanto però la Cirami continua a far danni incalcolabili in centinaia di processi: basta infatti che si alzi un imputato a chiedere la rimessione ad altra sede, perché il dibattimento si blocchi fino a quando (mesi dopo) la Cassazione non avrà esaminato il ricorso. Finora, su decine di casi, nessuna istanza è mai stata accolta: ma è l'ennesimo marchingegno per allungare i tempi, agevolando la prescrizione. Fra gl'imputati che si sono appellati alla Cirami oltre a decine di mafiosi, camorristi, 'ndranghetisti, omicidi, e a un narcotrafficante internazionale convinto di essere perseguitato dai giudici di Palermo perché "troppo veloci", ci sono i 26 no global alla sbarra a Genova per le devastazioni e i saccheggi del G8; la commercialista milanese Goccini accusata di avere sottratto 70 miliardi; il serial killer Donato Bilancia; e, last but not least, Annamaria Franzoni, che alla vigilia della sentenza d'appello a Torino per il delitto di Cogne ha scoperto di preferire i giudici di Milano, amati anche dal suo avvocato Taormina. Processo sospeso in attesa della Suprema Corte. O di una riforma che blocchi questi trucchetti da Azzeccagarbugli.

LEGGE EX CIRIELLI. Sistemati, almeno per sé, i processi "toghe sporche", Berlusconi deve accontentare Previti. E, per giunta, gli tocca pure badare a un altro processo che lo riguarda personalmente: quello sui diritti tv acquistati da Mediaset col contorno - secondo l'accusa - di fondi neri (falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale, corruzione in atti giudiziari del testimone David Mills). A risolvere questi intoppi provvede la legge taglia-prescrizione, detta prima Cirielli e poi ex Cirielli perché sconfessata dal suo stesso proponente di An, e approvata il 29 novembre 2005. Nata in origine per inasprire le pene contro i recidivi, la legge è stata stravolta da Forza Italia per falcidiare i termini di prescrizione agli incensurati e mandare così in fumo le condanne di Previti alla vigilia delle sentenze definitive. In extremis è stata emendata su richiesta dell'Udc (e del Quirinale) per evitarne gli effetti più devastanti: la Cassazione prevede la morte dell'81% dei processi per corruzione, del 73% di quelli per truffe all'Ue, del 68% di quelli per il falso e calunnia, del 64% di quelli per usura. Così la prescrizione abbreviata viene limitata ai processi non ancora giunti al dibattimento. Compresa dunque l'inchiesta sui diritti Mediaset. Ma esclusi i processi Imi-Sir e Sme-Ariosto (che vedono Previti & C. condannati due volte in appello). Previti se ne giova in un altro processo per corruzione giudiziaria, aperto Roma per una presunta mazzetta a un perito del Tribunale: tutto prescritto prim'ancora di entrare in aula. Sempre grazie all'ex Cirielli, Previti eviterà il carcere (dopo soli 5 giorni a Rebibbia) per la condanna definitiva di Imi-Sir: un codicillo concede gli arresti domiciliari agli ultrasettantenni. E Cesare, guarda un po', ha appena compiuto 70 anni. Un bel regalo di compleanno.
L'emendamento "migliorativo" non basta a evitare l'"amnistia mascherata", come la definisce il presidente della Cassazione Nicola Marvulli. Lo stesso ministro Castelli è costretto ad ammettere nel gennaio 2006, dopo che è stata approvata, che essa manderà in prescrizione 35 mila procedimenti in più dei 100 mila del 2005. Non può ancora sapere che, un anno dopo, la Corte costituzionale, con una sentenza molto controversa votata a maggioranza, estenderà la prescrizione-lampo ai processi di primo grado, aprendo il varco a ulteriori ricorsi per allargarla a quelli in appello e in Cassazione. Intanto gli effetti dell'ennesimo salvaladri si fanno subito sentire. Sia per i destinatari principali (Berlusconi ha visto cadere per prescrizione, al processo Mediaset, gran parte delle appropriazioni indebite, delle frodi fiscali e dei falsi in bilancio contestati; e il nuovo processo a Previti e Squillante per l'affaire Sme-Ariosto, disposto dalla Cassazione a Perugia dopo l'annullamento delle condanne a 5 anni per la presunta "incompetenza" milanese, nasce morto). Sia per migliaia di altri imputati. Fra gli altri: 37 esattori della Cassa di Risparmio di Bologna, accusati di falsi verbali di irreperibilità di pignoramento; 8 islamici, tra cui l'imam di viale Jenner a Milano Abu Imad, sospettati di associazione per delinquere per attività terroristiche; un palermitano indiziato per atti di libidine violenta sulla figlia di 10 anni; i responsabili del crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia (27 bambini e una maestra morti); 50 fra imprenditori, funzionari e dirigenti di Asl e circoscrizioni del Lazio accusati di tangenti in cambio di licenze; una decina di presunti complici di Sergio Cragnotti nello scandalo Cirio; un carabiniere del Ros accusato di traffico di droga a Milano; il presidente della Lazio Claudio Lotito e un'altra ventina tra imprenditori, amministratori di società e commercialisti imputati a Roma di associazione a delinquere e false fatture; l'ex segretario di Totò Cuffaro, accusato a Palermo di corruzione; alcuni medici e fornitori di ospedali torinesi coinvolti nello scandalo della valvole cardiache difettose; 56 imputati nel processo Napoletano per centinaia di pensioni di invalidità a persone sane; l'ex ministro Girolamo Sirchia per alcune delle accuse contestategli a Milano; 21 politici e funzionari imputati di tangenti alla Regione Sicilia per l'acquisto di apparecchiature fotovoltaiche per l'agricoltura; 37 protagonisti della truffa riminese da 83 miliardi ai danni di centinaia di risparmiatori, fra cui vip come Baggio e Costacurta, con azioni di una fantomatica miniera di marmo in Perù; gli accusati di tangenti da 40 miliardi ai vertici dell'autostrada Messina-Catania; molti dei 56 sospettati a Palermo di una mega-truffa alle assicurazioni. Ma la bomba a orologeria della prescrizione-lampo sta decimando anche le denunce per usura (meno 40% l'anno) e per le violenze sessuali subìte da migliaia di donne da bambine: troppo brevi i termini di prescrizione per sperare che i colpevoli vengano puniti.

LEGGE PECORELLA. Salvatosi in primo grado, grazie alla prescrizione, dall'accusa di aver corrotto il giudice Squillante, Berlusconi deve affrontare il giudizio di appello: lì i giudici potrebbero accogliere il ricorso dei pm, negandogli le attenuanti generiche e condannandolo. Per scongiurare il pericolo, scende di nuovo in campo l'on. avv. Pecorella con una legge semplice semplice: l'appello, in caso di assoluzione o prescrizione in primo grado, è abolito. Il pm non potrà più ricorrere contro le sentenze di proscioglimento. Potranno invece continuare a farlo gli avvocati difensori contro le condanne. Con tanti saluti al principio di parità delle parti (art. 111 della Costituzione) e ai diritti delle parti lese. Senza contare che la Cassazione si trasforma da giudice di legittimità a giudice di merito. La legge è approvata il 12 gennaio 2006, a venti giorni dallo scioglimento delle Camere. Ma Ciampi la respinge perchè incostituzionale. Allora Berlusconi proroga legislatura di quel tanto che basta a ripresentare la legge del suo avvocato pressoché identica, così il capo dello Stato non la può più bocciare. Marvulli parla di "legge devastante che distrugge la funzione della Cassazione". L'Anm prevede "effetti sconvolgenti" sul giudizio di Cassazione, con un aumento dei ricorsi "strumentali e dilatori" che "inciderà sulla durata dei procedimenti". Primo risultato della legge: l'appello Sme a carico del premier evapora. Così come un'infinità di altri processi di secondo grado, nati dai ricorsi delle Procure o delle parti civili contro assoluzioni o prescrizioni ritenute ingiuste. Si salvano così da possibili sorprese negative, fra gli altri: Marcello Dell'Utri, assolto in primo grado nel processo palermitano per calunnia ai danni di alcuni pentiti (per prendere tempo in attesa della Pecorella, Dell'Utri aveva anche profittato della Cirami chiedendo la rimessione del processo lontano da Palermo); Calogero Mannino dell'Udc, imputato di mafia a Palermo; 3 ex dirigenti della Breda imputati a Firenze di omicidio colposo per la morte di 17 lavoratori esposti all'amianto; 5 islamici accusati a Milano di terrorismo internazionale; 4 agenti penitenziari imputati per aver picchiato un detenuto; 39 fra controllori di volo e altri dipendenti dell'aeroporto di Linate accusati di truffa perché facevano shopping o giocavano a pallone nelle ore di servizio; 25 dirigenti della Bipop Carire coinvolti nel crac della banca e imputati a Brescia; 17 politici e imprenditori coinvolti nella Tangentopoli di Varese, due brigatisti rossi coinvolti nel delitto D'Antona; Roberto Formigoni nel processo sulla discarica di Cerro; 36 albanesi sospettati a Genova di sfruttamento della prostituzione e tentato omicidio; un tunisino arrestato per legami con Al Qaeda; e così via.

ORDINAMENTO GIUDIZIARIO. Nel dicembre 2004 il presidente Ciampi rinvia alle Camere, perché "palesemente incostituzionale" in quattro punti, la riforma dell'ordinamento giudiziario voluta dalla Cdl e firmata dal ministro Castelli. Le norme, ripresentate con qualche ritocco, vengono riapprovate definitivamente nel luglio 2005. La Castelli rispolvera vecchie ricette degli anni più bui della giustizia italiana: una piramide giudiziaria egemonizzata dalla Cassazione che domina la selezione dei magistrati; carriera selettiva che imbriglia i giudici in un'intricata rete di concorsi formalistici; svilimento delle competenze del Csm,garante per Costituzione dell'indipendenza della magistratura; ristrutturazione verticistica e gerarchica delle Procure con il capo dominus assoluto dell'azione penale e il "potere diffuso" dei sostituti ridotto al nulla; separazione surrettizia delle carriere di pm e giudici ed "esami psico-attitudinali" per i neomagistrati, come da "Piano di rinascita democratica" della P2; divieto per i pm di spiegare le loro inchieste alla stampa; obbligatorietà dell'azione disciplinare su qualunque esposto, anche il più infondato. Trattandosi di una legge delega, i cui decreti attuativi entrano in vigore dal luglio 2006, l'Unione ha tutto il tempo di smantellarla, come aveva promesso prima del voto. Invece il ministro Mastella, previa trattativa con la Cdl, si accorda per qualche ritocco qua e là, poi la maggioranza approva 9 dei 10 decreti delegati (senza i voti del centrodestra che, dopo aver imposto condizioni giugulatorie, alla fine si tira indietro). Il decimo - separazione delle carriere - è sospeso e rinviato al luglio 2007. Prodi s'era pure impegnato a cancellare il famigerato emendamento Bobbio del 2005 che, per impedire a Gian Carlo Caselli di concorrere alla Procura nazionale antimafia, vieta ai magistrati con più di 66 anni di candidarsi a un incarico direttivo. Così 600 toghe esperte, comprese fra i 66 e i 75 anni (l'età da pensione), non possono più avanzare in carriera. Una follia che diventa beffa, se si pensa che un'altra legge ad personam consente a Corrado Carnevale, a 76 anni, di recuperare gli anni perduti durante il processo per mafia, e lo reintegra in Cassazione fino a 83 anni. Un capolavoro.

venerdì 18 aprile 2008

Anno Zero


Invito tutti quelli che ieri sera non hanno avuto modo di vedere la trasmissione di M.Santoro, Anno Zero, ad usare i link che vi posto, od a andare direttamente sul sito, per guardarsela. Offre una visione di insieme dei vari stati d'animo all'indomani del risultato elettorale e coniuga varie spiegazioni sul perchè le cose sono andate così come sono andate. Al solito trovo sempre illuminante la riflessione di M.Travaglio e quella dell' autorevole politologo G.Sartori. Credo faccia anche capire che Santoro non è così fazioso come molti lo definiscono, vista la pluralità di voci che ha fatto intervenire e la moderazione con cui ha condotto il dibattito.
Inoltre potrebbe essere una delle ultime occasioni per vederselo visto che lo Zar d'Italia sin dalla campagna elettorale aveva nuovamente definito come "criminoso" l'operato di Santoro e Travaglio (portandoci alla memoria editti Bulgari mai dimenticati oltre a ricordarci quale sia il concetto della parola "libertà", tanto vociata dal Cavaliere).

Guarda l'intera puntata del 17/04/2008 - Una storia italiana

L'intervento di Travaglio che analizza il rapporto tra media e percezione della realtà in Italia

L'intervento del politologo Giovanni Sartori che spiega come la Lega rappresenti, geograficamente, Una "periferia" che rifiuta il "centro"

Il giorno dopo...


Nel susseguirsi dei giorni dopo la schiacciante vittoria del centro-destra, il neo-imperatore Berluscaz è già ritornato sui suoi passi riguardo al tema Alitalia. Ricordate? Per mera propaganda elettorale aveva millantato una fantomatica cordata italiana di salvataggio in erano compresi persino i suoi figli (che se ne sono chiamati fuori all'istante), con una mossa che secondo qualcuno aveva i connotati del reato di insider-trading.
Adesso, a giochi fatti, ovviamente sparisce la cordata utopica e si riapre il dialogo con Air France, sanissima e seria compagnia aerea che avrebbe veramente risolto i guai di un colabrodo come Alitalia.
Di più. Dopo aver incontrato ieri il suo clone sovietico Putin nella villa in Sardegna (pare che abbia intrattenuto l'ospite con uno spettacolo del Bagaglino messo in scena apposta per l'occasione...non fa ridere gli italiani, figuriamoci un russo) pare sia in procinto di aprirsi un tavolo con Aeroflot, la compagnia aerea russa. Guarda il caso.

Dove invece i soldi non mancano è ovviamente per i partiti della "casta".
Per la precisione a tutti quelli che hanno varcato la soglia del 1%, sia che abbiano rappresentanza in Parlamento che non!
La Legge prevede un euro di rimborso ogni anno per 5 anni di legislatura, moltiplicato per ciascun iscritto alle liste elettorali con diritto di voto alla Camera e al Senato.

Tradotto in cifre gli elettori della Camera erano in totale 47.295.978, mentre quelli del Senato 43.257.208.
La somma dei 2 importi, ossia 90.553.186 moltiplicata per i 5 anni dà un totale di € 452.765.930 che i partiti prenderanno di rimborso in proporzione ai voti ottenuti.
A quel mostruoso importo va tuttavia tolto il 10% di tagli previsto dalla Finanziaria del defunto Governo Prodi. Sottraendo perciò € 45.576.593 si scende a € 407.489.337 di soldi reali che i partiti percepiranno spalmati in 5 anni da qui al 2013, così ripartiti:

PDL: € 160.446.990,4 cent diluiti in 5 assegni annuali. Nel 2006 Forza Italia e Alleanza Nazionale presero più voti e anche più soldi: € 174.200.000 che continueranno ad incassare fino al 2011, anno di fine legislatura del governo Prodi. Non si sa ancora quanto, e se prenderà qualcosa l’alleato PDL Carlo Fatuzzo del Partito Pensionati. Alle ultime politiche raggiunse giusto giusto l’un per cento con meno di 20 mila euro investiti in campagna elettorale!
Lega Nord: € 35.329.331 un’impennata rispetto ai 21.500.000 del 2006.
PD: € 141.988.246,6 cent nell’arco dei 5 anni.
Udc-Rosa bianca: € 24.018.774, meno dei 32 milioni della tornata 2006.
IDV: € 18.427.608 rispetto ai 12 milioni delle elezioni 2006.

Gli esclusi dal Parlamento: la Sinistra Arcobaleno si consola con € 13.356.565, che rimane un’inezia rispetto all’importo sommato nel 2006 fra Prc Pdci e Verdi che totalizzarono € 51.561.413.
La Destra Storace Santanché si cucca € 9.629.998 grazie al 2,4% ottenuto alla Camera e il 2% al Senato.

Gli esclusi dai rimborsi: il Partito Socialista di Enrico Boselli rimane a bocca asciutta. Non ha agguantato l’un per cento per meno di 9 mila voti! Ha ottenuto lo 0,97% delle preferenze.
Fuori dai rimborsi anche Partito comunista dei lavoratori (0,57%), Sinistra critica (0,46%), Svp (0,4%), Aborto? No grazie (0,37%), Per il bene comune (0,33%), Forza Nuova (0,29%) e un’altra dozzina di piccole liste.

Ricapitolando: noi cittadini elettori, entro il 2013 regaleremo 407 milioni ai partiti, che fino al 2011 ingurgiteranno altri 330 milioni di euro per i 3 anni della precedente legislatura prodiana.
Totale: 737 milioni di euro sottratti ai precari, alle famiglie, ai salari, alle infrastrutture e anche alla nostra salute.
Oltre che all’economia di mercato italiana, ormai alla canna del gas. (Fonte - Blog di D.Martinelli)


Per concludere, la Commissione europea, nella persona della Commissaria alla tutela della concorrenza, Neelie Kroes, ha fatto sapere che non ci sarà nessuno spazio di mediazione con le Autorità italiane sul "caso Europa 7". Da oggi lo Stato italiano dovrà quindi attenersi alla sentenza, qualunque governo sia in carica ( il verdetto del consiglio di Stato è atteso per i primi giorni di Maggio, quando ancora non sarà in carica il nuovo governo Berlusconi), altrimenti entrerà in vigore una nuova “Procedura di infrazione”, che andrà a sommarsi a quella già emessa per colpa della Legge Gasparri sul sistema dei media. Insieme, le due procedure potrebbero costare ai contribuenti italiani qualcosa come 5 miliardi di euro: altro che “Tesoretto” da elargire per ridurre tasse a aumentare i salari!

Tempi bui..


giovedì 17 aprile 2008

Nuova Lista

Ho aggiunto un'altra lista dei condannati & co. in Parlamento e Senato nel menù laterale. E' estremamente curata: accanto al nome del politico di turno viene specificato il collegio elettorale e la descrizione del reato commesso o per cui è indagato. Un compendio che tutti noi dovremmo possedere e di cui tenere presente.
Ovviamente se interessa ancora a qualcuno, ma ho i miei seri dubbi visti i risultati elettorali.

P.S. Sarebbe interessante vedere quanti dei reati citati sono coperti da indulto...


Ringrazio JJ per la segnalazione. E ovviamente A.Napoli che l'ha redatta.

mercoledì 16 aprile 2008

Aggiornamento condannati & co.



I parlamentari condannati, prescritti, indagati, imputati e rinviati a giudizio eletti in Parlamento sono settanta. Ho quindi aggiornato il pdf nella barra laterale, sempre grazie alle informazioni riportate da Travaglio e Gomez ("Se li conosci li eviti"- Chiarelettere) e pubblicate sul sito di B.Grillo. Ne avevano candidati la bellezza di 100.
Il numero dei condannati in via definitiva è diminuito da 24 a 16. In
aumento invece il numero dei condannati in primo e secondo grado, come il neo senatore Cuffaro UDC, che potranno difendersi meglio grazie all’immunità parlamentare. Immutato il numero dei prescritti e degli indagati. Per i primi la sentenza è arrivata fuori tempo massimo e si sono rifatti una vita, per i secondi l’eventuale condanna non arriverà più.
Viene da ridere, o da piangere, ma nel Parlamento, il cosidetto "specchio del paese" (che chiaramente tale non è poichè scelto difatto dalle segreterie di partito, e non da chi i partiti li vota. Grazie Calderoli) trovano asilo i 70 così distribuiti:
- PDL 45 (proposti 56)

- PD 13 (proposti 18)
- Lega Nord 7 (proposti 8)

- UDC – Rosa Bianca 5 (proposti 9)
Con buona pace di chi sperava nel cambiamento. Che a conti fatti arriva solo dall' Idv che porta in Parlamento persone come Giulietti, e al Senato (dovrebbe essere alla commissione affari costituzionali) P.Pardi.
 
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