Leggo ogni giorno sulla stampa dichiarazioni di stima e di nostalgia per Bettino Craxi. La capacità della gente di dimenticare è incredibile. Si rimpiange e si loda un uomo che ha trovato un modo di fare politica perverso; per anni, anche per via del socialismo alla Craxi, il nostro è stato un paese non di doppia, ma di tripla, di quadrupla morale, come in un perverso gioco di matrioske, di scatole cinesi: dentro la morale del codice penale c'era quella del partito, e dentro quella del partito c'era ancora quella della segreteria, con dentro quella del clan, chiuso attorno al padrone.
Un clan dove il percettore di tangenti, l'architetto Larini, portava il denaro nell'ufficio di piazza Duomo. E Larini era noto non come uomo di partito, ma come uomo della famiglia, amico personale del segretario di partito da lunga data. "Per quelle cose" si diceva nella direzione socialista "rivolgetevi a Larini".
E' facile dimenticare ma qui si esagera.
Nella sentenza di rinvio a giudizio, i giudici milanesi facevano un osservazione ovvia e valida nel tempo: "Impensabile che il segretario del partito non fosse informato delle tangenti versate da grandi aziende come Montedison". Ma il segretario del partito e il suo clan non si sognavano neppure di sottoporre questi finanziamenti al controllo del partito o della sua direzione.
Nel 1990 dal bilancio del partito risultavano entrate provenienti dai privati per 400 milioni di vecchie lire, ma dalle testimonianze rese ai processi dai dirigenti di aziende si arriva alla cifra di 42 miliardi, di cui solo la metà arrivano effettivamente dalle casse del partito.
Eppure i nostri leader moderati e anche di sinistra hanno continuato a riaffermare stima e fiducia in colui che fu segretario del Partito socialista e nel dare credito alla tesi che il suo processo e la sua condanna furono l'effetto di un'azione "a carattere essenzialmente persecutorio".
Insomma, l'intera Procura di Milano, una ventina di dirigenti di partito, una quarantina di imprenditori, si sarebbero messi d'accordo per inventare accuse "totalmente infondate".
Non sembra però dimenticabile la testimonianza di un banchiere, allora direttore della Banca nazionale del lavoro, che si era rifiutato di prestare 400 miliardi di lire al costruttore Ligresti. Craxi gli disse: "Ti abbiamo dato un impero, e ora ti rifiuti di fare quanto ti ho chiesto, per danneggiare me o perchè non capisci niente. Vai ad imparare come si fa il banchiere".
Da "Fatti nostri" di Giorgio Bocca, il Venerdì di Repubblica 21/3/08.
*Il titolo è mio.
Link al video di P.Ricca con Stefania Craxi (figlia di Bettino, militante nel Pdl, ovviamente.)
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