giovedì 6 marzo 2008

Bisogna avere Fede

Prologo

Data la lunghezza del post mi scuserete se la prosa non sarà sempre scorrevole o la presenza di eventuali errori di battitura.

Chi sta ai piani alti, chi “conta” in Italia, lo sa: se qualcosa non appare in televisione, vuol dire che non esiste. Se qualcuno appare in televisione invece, è “Arrivato”. Dove? Nel più grande pulpito che esista, da dove è possibile esercitare un’influenza quasi assoluta. E non parlo solo di politici, ma di chiunque rimane avviluppato nell’etereo abbraccio del tubo catodico.

Parlo anche di ragazzi qualunque, di quelli che ritengono che la carriera deve subire una impennata da subito e si lanciano in pasto al pubblico giudizio e ludibrio in programmi che vogliono somigliare a “scuole” o palestre di vita, e che al 99% si ritrovano con un quarto d’ora di celebrità fasulla e punto e a capo. Non sono diventati artisti, ma solo merce televisiva. La signora De Filippi è una maestra nel mettere in piedi questi maledetti carrozzoni che fanno tonnellate di ascolti (fonti Auditel, azienda a partecipazione mista con l’influenza maggioritaria del Cavaliere) grazie all’amore dei tele-dipendenti per gli urli, la volgarità, la maleducazione e l’offesa giustificati in nome di una onestà personale che fa’ somigliare i dibattiti ad una lotta tra animali irrazionali.

Parlo anche di quei ragazzi che sognano il mondo dorato delle feste mondane e del Billionaire, stracolmo di attricette/attorucoli/presentatori-di bassa-tacca/criminali (vedi i vari Fiorani, Lele Mora, Corona, solo per citarne qualcuno) ecc. Ben pensano che il mezzo televisivo li sparerà in quel piccolo angolo di paradiso. Prima ritenevo ingenuamente che non sapessero il prezzo da pagare per ottenere l’effimero successo, ma poi mi sono ricreduto: lo sanno benissimo, e non gliene frega nulla. Anzi! Ben venga di essere carne da macello nello sputtanamento dei reality se poi il premio sarà quello, perché come dice Machiavelli ‘Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, non ne riportano vergogna.’ E loro si sentono vincenti. Tutto questo poi fa buon gioco al CavalierNano (il loro primo modello: l’uomo che ottiene tutto con qualunque mezzo) che ha la duplice possibilità di avere un cast a bassissimo costo che può spalmare in tutti i suoi programmi e garantisce audience (questo magico termine dalle connotazioni divine: esso è Tutto) e inoltre può drogare i milioni di ragazzi che la tv la guardano, e ne apprendono i modelli per emulazione (vi siete mai chiesti se un bambino passa più tempo con amici e genitori o se lo passa alla tv? La risposta non è scontata).

Sono troppo allarmista? Sarà, ma la riprova che il meccanismo funziona ce lo dà la Rai, che in un lampo si è adeguata alla linea di pensiero di cui sopra e i programmi di colpo son diventati identici, qualsiasi emittente una persona guardi, pubblica o privata.

Ovviamente quando dico privata intendo solo e soltanto le reti del Biscione, che da tempo monopolizzano l’etere. E che sono in mano ad una sola persona, che detiene probabilmente il record del più grande conflitto di interessi al mondo (doverosi ringraziamenti alla sinistra al governo che non ha varato, tanto per cambiare, la legge contro questo Reato-in-potenza, come invece era da programma. Ma si sa e i politici lo hanno ribadito: le promesse elettorali sono solo uno specchietto per le allodole e i gonzi). Possedere tre tv gli ha permesso di diventare presidente del consiglio, e non suona nuovo neanche questo perchè pare che Mussolini fosse abilissimo nello sfruttare i mezzi di comunicazione per ottenere il consenso di cui necessitava, e che in Russia si sia verificata pochi giorni fa l’ascesa al potere del delfino di Putin proprio perché monopolizzava i media. Guarda che caso.

La domanda sorge spontanea: come si è potuto configurare un monopolio così esteso delle reti da parte di un solo uomo, uccidendo così di fatto ogni concorrenza? (A voler esser maligni si potrebbe ricordare che il CavalierNano ha piazzato dei suoi fedeli anche in Rai, come Saccà e la Bergamini, tessendo quindi una rete di controllo pressoché totale dei media. Ma questa è un’altra storia). La risposta sarebbe immediata: non si può. O almeno dovrebbe esserlo perché al solito l’Italia è il paese delle eccezioni e quindi può tranquillamente avvenire che uno scandalo così macroscopico passi sotto silenzio. E così ogni giorno i canali Mediaset ci permettono di far entrare in casa nostra personaggi come C.J. Mimun, M.Costanzo e consorte, P.Perego, i vari Mughini e compagnia bella. Senza dimenticare il personaggio più deviato della lista: Emilio Fede. P.Ricca lo definisce testualmente “un servile funzionario del partito azienda che aggrega il consenso del pubblico […] sfruttando un BENE PUBBLICO come l’etere, dentro una falsa cornice giornalistica”. La descrizione calza come un guanto. Tutti dicono che Fede in fondo è uno che fa’ solo ridere tanto è spudorato nella sua paraculaggine, insomma è una marketta. Attenzione, il “direttore” del tg della quarta rete è l’immagine in cui si rispecchia lo zoccolo duro di un elettorato che la pensa esattamente nei suoi termini, e non sono in pochi. Il suo è un vero e proprio randello mediatico, e non fa’ assolutamente ridere da questo punto di vista. Senza considerare poi la notorietà che nel tempo Fede ha acquisito, oltre alla stima del suo padrone, che lo porta a essere a tutti gli effetti uno di quei “privilegiati intoccabili”, che come i cagnolini fedeli, hanno sempre un posto accanto al caminetto.

Se a questo si aggiunge il fatto che Rete 4 opera il maniera abusiva, abbiamo proprio una bella visione di insieme. Perché dovreste sapere che le frequenze che occupa sono di fatto in concessione al canale Europa 7, un’emittente televisiva italiana, con regolare concessione di trasmettere in modalità analogica terrestre, che le ha vinte nel 1999 con una regolare gara d’appalto pubblica. Avete per caso mai visto questa rete schiacciando il tasto 4 del telecomando? No ovviamente, perché da allora Rete 4 è sempre al suo posto, dove invece non dovrebbe stare. Questo perché a partire dalla legge Mammì varata dall’amico di sempre Bettino, passando dalla legge Meccanico (cantrosinistra) ai decreti-salva-Rete4 per approdare alla famigerata Gasparri, hanno procrastinato i termini per l’uscita di scena del Fede-channel. L’editore di Europa 7, Francesco Di Stefano, davanti al torto evidente si è visto costretto a fare ricorso al TAR fino ad arrivare a chiedere il giudizio della Corte Costituzionale Europea, che ha dichiarato contrarie al diritto comunitario le leggi sopracitate.

Per chiarire bene l’argomento allego nel post un articolo di Marco Travaglio (uno dei pochi giornalisti che racconta i fatti nella loro completezza) pubblicato su l’Unità:

La giustizia a orologeria valica ormai i confini nazionali e dilaga, come un’inarrestabile cancrena, fino al Lussemburgo. Lì la Corte Europea di Giustizia ha stabilito che le norme italiane che consentono a Rete4 di trasmettere via etere senza concessione su frequenze spettanti a Europa7 che la concessione vinse in una regolare gara nel 1999 mentre Rete 4 la perse, sono “contrarie al diritto comunitario”, dunque illegali. A partire dalla legge Maccanico gentilmente offerta dal centrosinistra al Cavaliere nel 1997, per proseguire col decreto salva-Rete4 e con la legge Gasparri varati dal governo Berlusconi II tra il 2003 e il 2004. Giusto in tempo per il suo probabile ritorno a Palazzo Chigi, dunque, si ripropongono intatti i nobili moventi della sua “discesa in campo” del ‘94: salvare le sue televisioni da una qualunque legge antitrust e salvare se stesso dai processi (a Milano stanno per chiudersi quelli per i fondi neri Mediaset e per la corruzione del testimone David Mills, a Napoli sta per aprirsi quello per la tentata corruzione di Agostino Saccà e di alcuni senatori). La soluzione ideale sarebbe depenalizzare anche la corruzione e trasferire la Corte europea da Lussemburgo a Brescia, o ad Arcore, per legittimo sospetto. Nell’attesa, va detto che non sarebbe occorso scomodare l’Europa se l’Ulivo prima e l’Unione poi avessero fatto il proprio dovere: tradurre in legge le sentenze della Corte costituzionale del 1994 e del 2002 che fissano per Mediaset un tetto invalicabile di due reti. Ma, nei quasi sette anni in cui ha governato, il centrosinistra - che secondo l’ex senatore Franco Debenedetti, sempre spiritoso, sarebbe affetto da inguaribile antiberlusconismo - le diede tutte vinte al Cainano. Costringendo Francesco Di Stefano a un’estenuante battaglia legale prima al Tar, poi al Consiglio di Stato, infine alla Corte europea. L’anno scorso si arrivò all’incredibile: già regnante l’Unione, l’Avvocatura dello Stato seguitò a difendere la legge Gasparri alla Corte di Lussemburgo contro le legittime richieste di Europa7. Ieri il ministro Gentiloni l’ha parzialmente ricordato, facendo notare di aver invitato Palazzo Chigi a modificare le regole d’ingaggio all’Avvocatura rispetto a quelle dettate dal governo Berlusconi. Ma la sua missiva al sottosegretario Enrico Letta rimase lettera morta e il governo dell’Unione continuò a schierarsi pro Gasparri e contro Di Stefano. Ora il Consiglio di Stato dovrà risarcire l’editore di Europa7 per i danni subiti dal 1999 a oggi e, possibilmente, levare le frequenze occupate da Rete4 grazie a una serie di proroghe legislative compiacenti, per assegnarle finalmente al legittimo beneficiario e consentirgli di accendere, con nove anni di ritardo, la sua emittente nazionale. Mediaset, in un comunicato spiritoso almeno quanto Debenedetti, sostiene che “Rete4 è pienamente legittimata all’utilizzo delle frequenze su cui opera. Quindi nessun rischio per Rete4”. In realtà non spetta a Mediaset, ma al Consiglio di Stato, decidere se assegnare a Di Stefano il solo risarcimento pecuniario, o anche le frequenze finora negate. Intanto l’Europa, che ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’illegittimità della Gasparri, potrebbe presto condannare il nostro Paese a versare una multa di 400 mila euro al giorno. Risarcimento a Di Stefano ed eventuale multa saranno, ovviamente, a spese dei contribuenti. Secondo l’infallibile pratica del “ridi e fotti”, per 15 anni il Cavaliere ha imposto al Parlamento gli affari suoi come affari di Stato. Mantenendo Rete4 sull’analogico terrestre, ha incamerato introiti pubblicitari da favola che non avrebbe mai visto se l’emittente fosse finita sul satellite. E ora chi paga i danni? Lo Stato. Cioè, pro quota, ciascun contribuente. Se esistesse un’informazione decente, da oggi tutti i giornali e le tv dovrebbero annunciare agli italiani una nuova tassa: la “tassa Berlusconi”. Se esistesse un centrosinistra decente, dovrebbe promuovere una gigantesca class action di 58 milioni di italiani per chiedere i danni a Silvio Berlusconi. Il quale intanto, se tornerà al governo, sarà chiamato ancora una volta a risolvere ciò che i suoi presunti avversari non hanno mai voluto nemmeno sfiorare. Come diceva Sabina Guzzanti nei panni di Massimo D’Alema,“io a Silvio Berlusconi ho fatto un discorso chiarissimo sul conflitto d’interessi. Gli ho detto: Silvio Berlusconi, il conflitto d’interessi è tuo? Risolvitelo da te!”. M.Travaglio 1/02/2008


L’articolo si commenta da solo. Il quadro della situazione è completo e allarmante, ma al solito, di queste notizie in tv non se ne ha traccia. Il bello, o il brutto che dir si voglia, sarà vedere la fine di questa vicenda. Sempre che una fine ci sia,poiché il CavalierNano poco tempo fa’ proclamò (come argomento di campagna elettorale) di aver trovato un metodo per campare fino a 120 anni. Ci seppellirà tutti, vecchia quercia.

P.S. Ho intenzione a breve di trattare quindi anche l’argomento relativo alla mancanza di una vera informazione in Italia, visto anche l’imminente V-Day 2 di Grillo incentrato proprio su questo tema

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