domenica 6 aprile 2008

Al Voto, al Voto! Pt.2

Stavolta vi porto all'attenzione gli articoli di M.Travaglio e don Paolo Farinella (prete di Genova; scrittore, saggista e conferenziere, collaboratore di alcune riviste di grande diffusione). Il primo esprime chiaramente il proprio voto, motivandolo dettagliatamente. Il secondo stila una sorta di decalogo che un elettore, ma anche cittadino cattolico, dovrebbe seguire per avvicinarsi alle urne.
Purtroppo i post sono lunghi, lo capisco e me ne scuso, ma visto il poco tempo che oramai ci separa dal 13 aprile, ritengo necessario mettere in rete tutto il materiale possibile e nella maniera più completa.

P.s. Entrambi gli articoli sono tratti da MicroMega del mese marzo-aprile.

Con Di Pietro, per fare i guastafeste (M.Travaglio)

Due anni fa votai per l’Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare il partito di Antonio Di Pietro. Conosco le obiezioni dei critici: la gestione padronale e personalistica del partito, da cui molti si sono allontanati; la caduta di stile di far prendere al partito una sede in affitto in uno stabile di proprietà dello stesso Di Pietro; la candidatura di personaggi come Sergio De Gregorio e Federica Rossi Gasparrini, puntualmente usciti dall’Idv dopo pochi mesi dall’elezione; l’adesione di Di Pietro, come ministro delle Infrastrutture, al progetto del Tav per le merci in Valsusa (sia pure dialogando con le popolazioni e discutendo di un possibile nuovo tracciato, alternativo al famigerato “buco” da 54 Km a Venaus); la decisione di non chiudere la società Stretto di Messina, pur con la contrarietà ribadita al progetto del ponte; il no alla commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 (secondo me sacrosanto, visto che le commissioni parlamentari in Italia servono a confondere le acque e a ostacolare le indagini della magistratura; ma maldestramente motivato con la richiesta di indagare anche sulle violenze dei black bloc, quasi che il parlamento dovesse occuparsi dei reati dei cittadini comuni). Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l’astensione – da cui sono stato a lungo tentato – finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero 3 in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il “meno peggio”, ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri.

A convincermi a votare per l’Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi ultimi anni le battaglie per la legalità e la libertà di informazione. Ne cito alcuni. C’e Beppe Giulietti, animatore dell’associazione Articolo 21 contro ogni censura ed epurazione, dunque scaricato dal PD che gli ha preferito addirittura Marco Follini, ex segretario dell’Udc ed ex vicepremier di Berlusconi, come responsabile per l’informazione: quel Follini che ha votato tutte le leggi vergogna, compresa la Gasparri che è il principale ostacolo alla libertà di informazione. C’è Pancho Pardi, che ho incontrato per la prima volta al Palavobis, poi in tutti i girotondi e che mi auguro di rincontrare quando – se, come temo rivincerà Berlusconi – ci toccherà tornare in piazza. C’è la baronessa Teresa Cordopatri, simbolo della lotta alla ‘ndrangheta in Calabria. C’è, a Napoli, un sindaco anticamorra come Franco Barbato, che ha militato nel progetto di lista civica nazionale insieme a tanti altri amici. C’è Leoluca Orlando, che in quanto ad antimafia non teme confronti. Non ci sono, in compenso, alcuni personaggi discutibili che si erano avvicinati all’Idv, e che sono stati respinti o non ricandidati. E poi ci sarebbero anche Beppe Lumia e Nando Dalla Chiesa, ai quali Di Pietro aveva offerto un posto nella sua lista in Sicilia dopo l’estromissione (nel primo caso provvisoria, nel secondo definitiva) da quelle del PD, che in compenso ospitano elementi come Mirello Crisafulli, l’amico del boss di Enna: alla fine, grazie anche all’Idv, Lumia è rientrato nel PD, mentre Nando ha rispettabilmente deciso di declinare l’offerta. E poi c’è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare - da ministro e da leader di partito – una serie di “no” molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra. No all’indulto extralarge salva-Previti, salva-furbetti, salva-corrotti e salva-mafiosi. No al segreto di Stato e al ricorso alla Consulta sul sequestro Abu Omar contro i giudici di Milano. No alla depenalizzazione strisciante della bancarotta tentata da qualche ministro furbetto. No agli attacchi contro De Magistris e Forleo. No al salvataggio di Previti alla Camera (il deputato Idv Belisario, per un anno e mezzo, è stato il solo con il Pdci a chiedere la cacciata del pregiudicato berlusconiano, mentre gli altri facevano i pesci in barile). No al salvataggio di Dalema e Latorre da parte della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (lì il dipietrista Palomba s’è pronunciato per autorizzare le intercettazioni Unipol-Antonveneta-Rcs, senza se e senza ma). No all’inciucio mastelliano sulla controriforma dell’ordinamento giudiziario e a tutte le alte porcate del cosiddetto ministro della Giustizia ceppalonico. No all’inciucio in commissione Affari costituzionali per la legge-truffa di Franceschini e Violante sul conflitto di interessi (anche qui, solo il Pdci con Licandro e l’allora Ds Giulietti Han tenuto botta con l’Idv). No alla limitazione delle intercettazioni telefoniche e no – dopo un’iniziale esitazione alla Camera – alla legge-bavaglio di Mastella & C. contro la pubblicazione delle intercettazioni e degli altri atti di indagine fino al processo. No all’aumento del finanziamento pubblico dei partiti e al colpo di mano tentato in tal senso dai tesorieri di tutti i partiti (tranne quelli dell’Idv, Silvana Mura, e delle Rosa nel Pugno, Fabrizio Turco). No al comma Fuda che assicurava la prescrizione agli amministratori pubblici indagati dalla Corte dei conti per infrazioni contabili.

Come ministro delle infrastrutture, poi, Di Pietro ha bonificato quel lombrosario che era prima il vertice dell’Anas, cacciando gli inquisiti e i condannati e denunciando i responsabili di certi ammanchi. Ha razionalizzato la miriade di progetti faraonici ereditati da Lunari, concentrando le poche risorse disponibili su alcune opere davvero necessarie. E, in campagna elettorale, è stato il solo a dire papale papale che Rete 4 deve andare sul satellite e che bisogna applicare immediatamente la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia europea di Lussemburgo che, dichiarando illegittime le proroghe concesse a Mediaset dal 1999, privano da 9 anni Europa 7 di Francesco Di Stefano delle frequenze necessarie per trasmettere. Infine, last but not least: sia che vinca Berlusconi sia che Pdl e PD arrivino al pareggio e magari tentino un bel governassimo di larghe intese, mi auguro che arrivino in parlamento una pattuglia di guastatori capaci di fare opposizione con fermezza e competenza sui 2 temi cruciali, la libertà di informazione e la giustizia uguale per tutti. Di gente così ce n’era anche nel PD, ma è stata scientificamente eliminata con una specie di pulizia etnica. Ricordiamoci quel che accadde nel 2001, quando l’Idv mancò il quorum per un soffio: l’unica vera opposizione al regime berlusconiano non era in parlamento (a parte i cani sciolti alla Dalla Chiesa e alla De Zulueta, ora scomparsi dalle liste), ma in piazza. Se stavolta entrano in parlamento Di Pietro, Orlando, Pardi, Giulietti, Cordopatri, Mura e qualcun altro come loro. È meglio per tutti.

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Estratto dall'articolo di don P.Farinella

Criteri di voto:

  1. Non voterei per i partiti o le liste e/o gli individui suggeriti o appoggiati, direttamente o indirettamente dall’autorità ecclesiastica, perché non ha competenza e in Italia vige un concordato che vincola la e parti a fronte dei reciproci benefici. La Chiesa deve pretendere la libertà di parola, di aggregazione, di culto, di insegnamento, senza oneri per lo Stato.
  2. Non voterei simboli e scritte che portano il nome “cristiano” o immagini religiose, come croci, campanili: è un uso improprio, segno di ateismo pratico.
  3. Non voterei partiti e liste che presentano inquisiti di qualunque genere: il presidente della Cei, cardinal A.Bagnasco, giustamente ha detto (aveva il diritto di dirlo) che i politici devono essere “esemplari”. Un cristiano non può votare la lista di Berlusconi che ripresenta oltre 30 inquisiti, più Marcello Dell’Utri già condannato in via definitiva e per la seconda volta in primo grado; non può votare per l’Udc di Casini che presenta Cuffarovasa-vasa”, condannato in primo grado. I cattolici che li votano tradiscono il loro codice etico.
  4. Non voterei liste o partiti che presentano coloro che sono passati da una parte all’altra senza battere ciglio, tradendo gli elettori. Chi tradisce una volta è pronto per la seconda se il prezzo è congruo: non bisogna votare, ad esempio, De Gregorio, Dini, Bordon, Manzione, ecc.
  5. Non voterei i difensori della famiglia che nella loro vita privata sono divorziati o conviventi, se pubblicamente urlano sulla indissolubilità della famiglia fondata sul matrimonio: non possono imporre agli altri i pesi che essi non sono stati capaci di portare. O stanno zitti o si ritirano a vita privata: se non lo fanno, devono mandarceli gli elettori.
  6. Non voterei chi vuole imporre agli altri la propria visione della vita sia religiosa che politica, senza tenere conto delle esigenze delle minoranze di qualunque natura e cultura, nel rispetto assoluto della dignità della persona, sia essa residente o immigrata.
  7. Non voterei liste o partiti che non abbiano candidato almeno un 30% di presenze femminili.
  8. Non voterei liste o partiti che abbiano almeno un 30% di candidati/e sotto i 40 anni.
  9. Non voterei liste o partiti che presentano oltre il 30% di candidati con più di 3 legislature.
  10. Non voterei liste o partiti xenofobi che discriminano uomini e donne in base al sesso, alla religione, alla nazionalità, al bisogno e alla dignità come la Lega di Bossi che venera il “dio Po” e rinnega la decenza.

Non voterei quindi quei partiti che con la legge “porcata” hanno tolto agli italiani e alle italiane il potere e il dovere di esercitare il loro diritto costituzionale di liberi cittadini sovrani. Sono i partiti di Berlusconi, Bossi, Casini, Fini e i loro cespugli.

Non per Casini, che o era falso ieri o è falso oggi. O era gonzo ieri o lo è oggi. Come ci si può fidare di uno che in 5 anni non si è accorto con chi aveva a che fare? O c’era o ci faceva.

Non voterei quindi quei candidati o partiti proposti, suggeriti o imposti, direttamente o indirettamente dalla gerarchia cattolica, che su questo campo non ha nulla da dire perché il Concordato lo vieta. I cattolici, in obbligo di coscienza, in forza del loro credo, non possono votare liste o candidati che dicono di ispirarsi ai valori cristiani se quei valori non li rispecchiano con la loro vita. Non possono votare chi urla la difesa della famiglia ed è serenamente divorziato, anche più volte. Non possono votare chi usa simboli o nomi cristiani, perché lo Stato deve essere laico e deve garantire la libertà di coscienza a tutti.

Voterei invece uomini e donne credibili, che promettono poco e mantengono molto. Non chi promette il paradiso in terra perché è un falso e un ingannatore.

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