Nei prossimi giorni continuerò a aggiungere materiale per quanto mi sarà possibile. Le prime due opinioni che posto sono quelle di Salvatore Borsellino e di Carlo Lucarelli due "combattuti" sul da farsi, ma in sostanza orientati ad una coerente decisione in linea con i loro principi. Entrambi gli articoli sono presi dalla rivista "MicroMega" di marzo-aprile 2008.
La casella che non c’è
Fino alle elezioni del 2003 gli elettori russi avevano possibilità, sulla lista elettorale, di barrare una casella che veniva detta “contro tutti”.
Barrare quella casella permetteva di esprimere il proprio voto esplicitamente a sfavore di tutte le liste e di tutti i candidati presenti senza però che il proprio voto fosse considerato inespresso e andasse di fatto a favorire il partito che, in base alla maggioranza dei voti validi, fosse poi risultato predominante nella competizione elettorale.
Questa casella, che in Russia è riuscita a raccogliere sino al 5% dei voti, è stata, nell’ultima tornata elettorale, abolita anche in quel paese e purtroppo non è mai esistita in Italia dove, se fosse prevista, raccoglierebbe nelle prossime elezioni percentuali ben al di sopra non solo del 5% ottenuto in Russia, ma sicuramente anche del 10% e oltre.
Mi chiedo infatti quali motivazioni ci dovrebbero portare ad esprimere un voto diverso in un paese ne quale le parole ”destra” e “sinistra” sono state svuotate di ogni altro significato se non quello di identificare in qualche maniera l’uno o l’altro di due schieramenti che tentano di vendere ciascuno il loro prodotto non in base a dei programmi, che verranno in ogni caso disattesi e “stracciati” da qualunque delle parti dovesse prevalere, ma a forza di slogan molto simili a quelli che si adoperano nelle campagne pubblicitarie dei prodotti di consumo.
Per non parlare poi di un “centro” che risulta costituito da nient’altro se non dai reietti, cioè da quei partiti “minori” che un preventivo accordo tra Berlusconi e Veltroni ha stabilito di eliminare spingendoli al di fuori di quei grossi contenitori così poco dissimili sia per il nome sia per l’inconsistenza e la genericità dei programmi che, proprio per questi motivi, è difficile distinguere l’uno dall’altro e ben si prestano a reciproche accuse di plagio.
Programmi nei quali, solo per citare il caso più eclatante, si parla di “sicurezza” solo con riguardo alla criminalità comune e immigrazione, cioè con quanto può fare presa sulla massa dei cittadini poco informati e abbrutiti da una televisione che considera il nostro paese come popolato solo da minorati mentali da intrattenere con quiz per analfabeti e programmi a premio di ogni tipo.
Senza invece minimamente citare la lotta ad una criminalità organizzata che è in grado ormai di manovrare capitali a fronte dei quali impallidiscono finanziarie e “tesoretti” e che è ormai infiltrata ad ogni livello delle stesse istituzioni.
Come denuncia Roberto Saviano “oggi la lotta alla mafia è la grande assente di questa campagna elettorale, a sinistra come a destra”.(Dopo l’articolo di Saviano, che ho riportato anche sul blog, Veltroni si è subito mosso per mandare messaggio ai mafiosi di non votare per il PD. Ndr)
Nelle ultime elezioni votai a sinistra, pensando così di contribuire alla difesa della magistratura e dei magistrati e di impedire quell’attacco all’indipendenza della stessa che mi sembrava fosse stato perseguito dal precedente governo.
Ho dovuto con amarezza accorgermi che, in definitiva, quest’ultimo si era limitato a promulgare un gran numero di leggi “ad personam” e “contra personam” per proteggere gli interessi del suo leader, rendere impraticabili i processi contro lo stesso e i suoi amici, far cadere in prescrizione tutti i reati per i quali erano i n corso processi contro la stessa “cosca” politica, ed infine ad escludere Giancarlo Caselli dal concorso per la nomina a procuratore nazionale Antimafia.
Al contrario la manovra messa in atto contro la magistratura dall’ultimo, agonizzante governo di sinistra è stata molto più scientifica ed efficace, costituita da varie mosse tendenti tutte allo stesso scopo. Basta citare la nomina di Mastella a ministro della Giustizia, la nomina dello smemorato di Montefalcione a vicepresidente del Csm, la nomina di Elio Vito e Cirino Pomicino a componenti della commissione parlamentare Antimafia, l’opera sistematica di imbavagliamento e intimidazione della magistratura condotta tramite le continue ispezioni, i provvedimenti disciplinari, i trasferimenti, le sottrazioni di inchieste e la rimozione dalle funzioni contro giudici troppo solerti e ligi al loro dovere quali Clementina Forleo e Luigi De Magistris, per i quali, come risulta dalle notizie di questi giorni, la persecuzione minacciata in una scandalosa intercettazione dal magistrato Chiaravallotti, e messa in atto attraverso il Csm piuttosto che attraverso la camorra, non è ancora finita.
Consentendo intanto che un altro magistrato, Edi Pinatto, lasciasse passare 8 anni prima di emettere, e non l’ha ancora fatto, la motivazione di una sentenza di condanna a 24 anni di reclusione nei confronti di individui incriminati per associazione mafiosa, i quali grazie a questa compiacente inerzia possono restare fuori dal carcere e probabilmente continuare a delinquere.
Se tuttavia l’attuale legge elettorale ci permettesse di esprimere effettivamente un voto, cioè di scegliere il nostro rappresentante, si potrebbero prendere in mano le liste, scegliere tra i nomi presenti quello o quelli ai quali concedere la nostra fiducia o dai quali ci potremmo sentire rappresentati e votare per la lista sotto il cui simbolo quei nomi fossero elencati.
Ma nemmeno questo è possibile, ormai gli elettori italiani sono considerati alla stregua degli analfabeti e quindi soltanto in grado di tracciare una croce e nient’altro, neppure in grado di scrivere o almeno leggere un nome.
Altri, i segretari o gli apparati dei partiti, quelli che detengono e si spartiscono il potere, fanno questa scelta per noi. Con la compilazione dell’ordine delle liste, il meccanismo delle candidature e le successive rinunce dei capilista ad uno più dei collegi nei quali hanno ottenuto l’elezione riescono a pilotare l’elezione dal primo all’ultimo dei candidati per i quali è stata stabilita a priori l’elezione ed escludere gli altri messi in lista soltanto per completare le quote rosa o le quote clientelari di vario tipo.
Vivo e lavoro in Lombardia da 40 anni. Per fortuna mi sarà quindi risparmiata la crisi di coscienza che avrei avuto, per votare a favore di mia sorella Rita Borsellino, di dovere determinare anche l’elezione di Vladimiro Crisafulli o l’attuazione, nel caso di una improbabile prevalsa di quella coalizione, di un programma scritto da Salvo Andò.
Voto invece in Lombardia e avrò davanti due scelte.
La prima è quella di votare per una lista nella quale non mi risultano essere presenti, sino a prova contraria, sempre possibile, inquisiti e/o condannati, così come in maggiore o minore misura sono presenti nei due schieramenti maggiori. In questa lista è inoltre capolista al Senato mia sorella Rita e, quantunque io non abbia ancora del tutto accettato la contaminazione di un nome come quello che le i porta con la triste realtà della politica italiana, debbo però riconoscerle il coraggio e la continuità di un impegno lungo 15 anni nella società civile.
La seconda è quella di tracciare io stesso sulla scheda elettorale la casella che non c’è e, contrassegnando quella, esprimere il mio totale dissenso e la mia totale sfiducia verso un sistema, partitico più che politico, che andrebbe rifondato alle radici.
E’ meglio rinunciare a un diritto che fingere di esercitarlo.
Salvatore Borsellino, fratello dello scomparso giudice Paolo Borsellino.
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Per l’ultima volta
Il 13 aprile andrò a votare e voterò per il PD.
Devo mettere anche una data a questa mia dichiarazione di voto, e pure un orario – domenica 9 marzo 2008, ore 16,52 – visti i continui colpi bassi che la mia convinzione subisce praticamente di ora in ora. Come per le liste siciliane: fuori Beppe Lumia, dentro Vladimiro Crisafulli, poi dentro Lumia ma ancora Crisafulli…
Voterò PD ma avrei voluto farlo con uno spirito diverso, perché all’inizio la novità ce la sentivo davvero. E siccome qualche spazio per un cambiamento continuo a vedercelo (vedi appunto recuperare un esponente della lotta alla mafia come Lumia dopo appelli e pressioni) ho ancora un po’ di speranza.
La mia dichiarazione di voto vera, però, la faccio per le prossime elezioni (che penso saranno presto): se sarò ancora obbligato da una legge elettorale come questa a fare complicati calcoli di opportunità su liste bloccate, non andrò a votare.
Carlo Lucarelli, scrittore e conduttore televisivo.
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