lunedì 12 maggio 2008

Chiacchere di regime

Le bugie dei GIORNALI che scrivono “Travaglio attacca Schifani a Che tempo che fa” sono roba di routine nelle redazioni controllate. Come roba di routine è la confusione diffusa con frasi del tipo “Schifani diffamato” che appare apposta stampato tra virgolette perché è il riporto di una dichiarazione presunta. Non è la verità! Quella frase imposta dal regime post piduista ancora presente nel verminaio delle redazioni controllate, ha il solo scopo di ingannare il popolo sotto ipnosi.

Diffamare significa screditare la reputazione di una persona attribuendole fatti o notizie false o non accertate. Trovo inutile ribadire che Marco Travaglio da Fabio Fazio abbia solo ripercorso il passato di Renato Schifani nei suoi rapporti coi mafiosi come Mandalà! Trovo inutile ricordare che la Legge di cui Schifani è “padrino” che isola le 5 principali cariche dello stato dai processi, è stata fatta ben sapendo che l’unico imputato tra quelle figure era (ed è) il presidente del consiglio Silvio Berlusconi!
Logico che non c’è stata nessuna diffamazione! Ma purtroppo il meccanismo collaudato della disinformazione prevede che le frasi deviate impolpate al popolo sedato, creino quella confusione che affastella le idee in modo da capirci nulla.
Spiegare in 4 parole la differenza fra diffamazione e cronaca biografica, avrebbe un impatto da choc sulle masse e inevitabili ripercussioni sulla reputazione degli oltre 70 filibustieri disonorevoli che hanno conti aperti con la giustizia, a partire dal liberale Silvio Berlusconi.

I prestanome di Berlusconi da anni pagano agenzie di sondaggi che intervistano i passanti a campione in giro per le città, alle fernate dei tram e agli ingressi delle metropolitane con un paio di domandine a tranello che fanno emergere in un attimo tutta la disinformazione che c’è in Italia. Tanto è vero che Berlusconi si è potuto permettere di ribaltare la vicenda di Enzo Biagi sui teleschermi Rai, ben sapendo che la maggioranza di chi lo ascoltava al televisore gli avrebbe creduto, o non gli avrebbe dato grande peso.
La televisione controllata che da mezzo di diffusione di cultura e di memoria è diventata una macchina da soldi che sparge superficialità di basso impatto, ha spostato la percezione dei fatti di intere fasce sociali con l’ammorbidimento delle opinioni, l’uniformazione dei concetti e l’annullamento dei valori, sostituiti col dare risalto alle banali ovvietà di tutti i giorni e la mistificazione dei delinquenti. E’ ormai da qualche anno che l’ufficio casting di Raiset ha traslocato a San Vittore e a Regina Coeli.

Il risotto della confusione per condannare la cronaca biografica e giudiziaria di Travaglio per allontanarlo dalla televisione, si infarcisce di Maurizio Gasparri che se la prende con Cappon e di Fabio Fazio, che per voce del direttore di Rai 3 Paolo Ruffi(a)ni annuncia la lettura di una lettera di scuse dei vertici Rai, in cui diranno di dissociarsi dalle verità pronunciate da Travaglio.

Inoltre fa piacere che il neo capogruppo di Forza Italia Cicchitto invochi una clima di pace e serenità anche nel settore dell'informazione. Non si era colta questa sua vocazione perchè non s'era mai sentito la sua voce nè quella di alcuni dirigenti Rai (e non tutti di destra) all'epoca dell'editto bulgaro e neppure alcune settimane fa quando a reti semiunificate è stato consentito l'elogio di Mangano, senza contraddittorio alcuno o quando vi è stata un'esaltazione dei fucili padani, subito derubricata a goliardata da compiacenti reggimicrofono. In quel caso ci fu un signorile silenzio tombale.

C’è tanto da fare per curare questo povero Paese divenuto inerme ed assuefatto all’anestesia mediatica iniettata dall’attuazione del Piano di rinascita democratica della Loggia p2.
Inserite la definizione su Wikipedia. Bastano un paio di minuti per rendersi conto di come siamo messi in Italia.

Tratto da interventi di D.Martinelli e G.Giulietti


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