Corriere e Repubblica di oggi celebrano a gran voce l’elezione di Renato Schifani a presidente del Senato. I titoli danno risalto a 2 temi chiave toccati dal suo discorso di saluto: Riforme e legalità. Si, avete letto bene: LEGALITA’, toccata dal padre del Lodo Maccanico-Schifani che ha messo al sicuro dalle patrie galere Berlusconi e i suoi alleati, giudicato incostituzionale dalla Corte Costituzionale.
Nell’aria di festa di Palazzo Madama, Renato, braccio destro e sinistro di Berlusconi (quello dell'eroe Mangano), ha chiesto anche l’applauso corale per Falcone e Borsellino. Il neo senatore Totò Cuffaro “Vasa vasa” ha fatto di più. E’ corso incontro a Schifani per essere il primo a baciarlo e definirlo “persona straordinaria”. E’ il Totò condannato a 5 anni per aver avvertito un mafioso sotto indagine di aver in casa le cimici, che ha già iniziato a tessere la sua ragnatela di rapporti. Sta flirtando con alcuni parlamentari del Sud-Tirolo e col mafioso prescritto Giulio Andreotti, autorizzato a presiedere il Senato della prima giornata essendo indisposti Levi Montalcini e il Scalfaro.
Mentre il fascista pluricondannato Ciarrapico si è presentato a Palazzo Madama elegantissimo, accompagnato dall’autista personale, Maurizio Gasparri, imminente capogruppo di Schifani, gli ha stretto la mano. Sandro Bondi invece gli ha accarezzato la pelata, la stessa su cui c’era il riporto sconsigliato da Berlusconi..
Dopo il discorso Renato Schifani, seconda carica dello Stato, si è recato a festeggiare l’elezione a Villa Grazioli, residenza privata del presidente del Consiglio in pectore Berluscaz.
I giornali riportano la notizia.
Ma sono gli stessi “Corriere” e “Repubblica” che già da lunedì hanno cominciato a censurare tutti i 43 parlamentari dell’Italia dei Valori. Niente notizie, niente titoli, niente dichiarazioni, niente foto, niente citazioni, a parte i soliti Pdl, Pd Udc con l’aggiunta dei morti defunti Bertinotti e Turigliatto.
E’ forse la vendetta della stampa di regime nei confronti a Antonio Di Pietro, unico uomo di governo sceso in piazza a firmare i referendum di Beppe Grillo? Lo stesso che invoca l’informazione libera su internet e su qualche emittente televisiva locale.
A proposito di tv locali: fa riflettere che dal primo luglio prossimo una Legge del governo Prodi, quello che doveva fare qualcosa sul mostruoso conflitto d’interessi del piduista, vieterà a tutte le emittenti locali di pubblicizzare i servizi a pagamento con prefisso 899.
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La cosa strana è che leggina sembra però più un invito al fallimento. Più tv locali falliscono più il presidente in pectore ne sciacalla. Quelle che resisteranno non avranno altra scelta che aumentare la dipendenza dai finanziamenti pubblici. Regionali e statali.
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