lunedì 14 aprile 2008
E ora opposizione dura
Alla fine ce l'ha fatta. Sinceramente era prevedibile. Ma se l'idea del Cavaliere al potere era inquietante, nella realtà le cose sono andate anche peggio. Infatti in maniera quasi incredibile la Lega (quella dei fucili e del "celtico" trio Bossi-Borghezio-Calderoli & co.) ha dato un'apporto decisivo alla vittoria del Pdl, portando moltissimi voti (nel Veneto è arrivata al 22%!). E questo significa che reclameranno ciò che gli spetta, cioè ministeri. Considerando la linea politica semi-quasi razzista del partito, c'è di che disperarsi, senza dimenticare che la famosa legge elettorale/porcata (il "porcellum" come l'ha definita il suo stesso autore) è stata varata proprio da Calderoli (indimenticabile per aver scatenato una piccola guerra mostrando la maglietta con una vignetta anti-islam. Non mi ricordo in quanti morirono per lo scherzetto). Per completare il panorama apocalittico al sud ha vinto Lombardo, che invece dei fucili era passato direttamente ai cannoni.
Insomma i giochi sono fatti, ma ahimè, non ci sarà proprio nulla da ridere.
P.s. Paradossalmente la Lega sarà (speriamo) il peggiore bastone tra le ruote per Cavaliere, se rimarrà fedele alle posizioni espresse in campagna elettorale. Forse questa volta riuscirà a non appiattirsi agli ordini di Berlusconi e a fare la voce grossa? Mah...
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Commento delle ore 19, in base alle proiezioni sul campione di dati reali (ma non sul totale dei dati reali). Berlusconi torna al governo per la terza volta, con un’ampia maggioranza alla Camera e una buona maggioranza al Senato. Ha stravinto le elezioni, neutralizzando addirittura la minaccia Storace-Santanchè (che pure gli han levato più di 2 punti). In 14 anni ha cambiato, anzi sfigurato l’Italia a sua immagine e somiglianza: al punto da farle digerire addirittura la beatificazione di un mafioso sanguinario come Vittorio Mangano. Veltroni è stato sconfitto. Può consolarsi con qualche punticino in più della somma Ds-Margherita (peraltro rubato non al centrodestra, ma alla Sinistra Arcobaleno, a rischio estinzione): ma non giocava per partecipare, giocava per vincere. E ha perso. Scontenti e grillini ortodossi hanno rimpinguato le truppe astensioniste, salite di altri 3 punti. I veri vincitori sono i partiti che parlano chiaro e picchiano duro: Lega Nord e Italia dei Valori. Bossi e Di Pietro si sa da che parte stanno e cosa vogliono (guardacaso, le forze politiche più apertamente contrarie all’indulto Mastella-Previti). Lo stesso Cavaliere ha attaccato senza pudore i “comunisti”, mentre Uòlter ha balbettato e, quanto al suo avversario, non l’ha mai nominato (se non una volta, per sbaglio, chiedendo subito scusa). In tutto il mondo le campagne elettorali si fanno all’attacco. Anche nella tanto decantata America. Ottima l’idea veltroniana di partire soft, annunciando il programma e la “novità” del Pd ed evitando di avvitarsi nel gorgo delle dichiarazioni e delle smentite incorporate berlusconiane. Ma questo solo nella prima fase della campagna elettorale: nella seconda, occorreva attaccare. Invece la seconda fase non c’è stata. E anzi s’è provveduto a zittire Di Pietro che tentava di sopperire all’enorme deficit di parole chiare e nette su giustizia, conflitto d’interessi, televisioni. Berlusconi ha "demonizzato" il Pd raccontando balle, mentre il Pd ha rinunciato a "demonizzare" Berlusconi raccontando la verità. Almeno nessuno verrà più a raccontarci che la demonizzazione non paga, soprattutto quando ci si trova di fronte il demonio. Infatti il Pd non ha sfondato, non riuscendo a togliere dalla testa degli elettori l’ombra del “Veltrusconi”, cioè dell’inciucio in caso di pareggio, vivamente caldeggiato dal Vaticano e dai giornali confindustriali. E alla fine s’è ridotto pateticamente a protestare con l’Authority per il trattamento subìto dalle tv: lacrime di coccodrillo, bisognava pensarci prima, anziché cincischiare su antitrust e conflitto d’interessi. Anche Casini, rimasto a metà del guado, è arretrato e al Senato è ufficialmente estinto (a parte 3 senatori, uno dei quali sarà Totò Cuffaro, allegria!). Poi ci sono gli errori, tipo la sostituzione di Rita Borsellino con una grande esperta in fiaschi e in inciuci come Anna Finocchiaro senza passare per le primarie: risultato, l’ennesimo tracollo siciliano, col centrosinistra molto indietro rispetto ai voti raccolti due anni fa dalla sorella del giudice antimafia. Sconfitti anche i tromboni del Corrierone e del Riformista, i Sergiromano, i Panebianchi, i Gallidellaloggia, e, nel loro piccolo, i Polito e i Caldarola, quelli che suggerivano a Uòlter di "non demonizzare" il Cavaliere, cioè di non chiamarlo col suo nome, e anzi di mettersi d’accordo con lui per un bel “governo insieme”, o almeno per le “riforme insieme”, e ovviamente di scaricare Di Pietro (magari per imbarcare qualche salma craxiana). Senza Di Pietro, oggi, il Pd sarebbe alla catastrofe. Con Di Pietro, almeno, si spera in un’opposizione durissima al governo Berlusconi III prossimo venturo. Anzi, al nuovo regime.
M.Travaglio - 14/04/2008
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2 commenti:
Mi vergogno di essere italiana. Ho atteso 20 anni per dire la mia e adesso per altri cinque anni devo stare a gurdare...
Sperando che non diventino 12 di regime! 5 anni presidente del Consiglio + 7 presidente della Repubblica...
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